class action accantonamento e approvazione
Autore Messaggio Discussione postata il 16/11/2007 @ 10:26
Titolo : class action accantonamento e approvazione
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class action - il dibattito al senato


Passiamo alla votazione dell'emendamento 53.0.200 (testo 3).   
53.0.200 (testo 3)
Manzione, Bordon
Accantonato
Dopo l'articolo 53, inserire il seguente:
«Art. 53-bis.
(Disciplina dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori)
1. Il presente articolo istituisce e disciplina l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, quale nuovo strumento generale di tutela nel quadro delle misure nazionali volte alla disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti, conformemente ai princìpi stabiliti dalla normativa comunitaria volti ad innalzare i livelli di tutela.
2. Dopo l'articolo 140 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, è inserito il seguente:
"Art. 140-bis - (Azione collettiva risarcitoria). - 1. Le associazioni dei consumatori e degli utenti di cui al comma 1 dell'articolo 139 e gli altri soggetti di cui al comma 2 del presente articolo, fermo restando il diritto del singolo cittadino di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi conformemente a quanto previsto dall'articolo 24 della Costituzione, possono richiedere singolarmente o collettivamente al tribunale del luogo ove ha la residenza il convenuto, la condanna al risarcimento dei danni e la restituzione delle somme dovute direttamente ai singoli consumatori o utenti interessati, in conseguenza di atti illeciti commessi nell'ambito di rapporti giuridici relativi a contratti cosiddetti per adesione, di cui all'articolo 1342 del Codice Civile, che all'utente non è dato contrattare e modificare, di atti illeciti extracontrattuali, di pratiche commerciali illecite o di comportamenti anticoncorrenziali, messi in atto dalle società fornitrici di beni e servizi nazionali e locali, sempre che ledano i diritti di una pluralità di consumatori o di utenti.
2. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentite le competenti Commissioni parlamentari, sono individuate le ulteriori associazioni di consumatori, investitori e gli altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati ad agire ai sensi del presente articolo.
3. L'atto con cui il soggetto abilitato promuove l'azione collettiva di cui al comma 1 produce gli effetti interruttivi della prescrizione ai sensi dell'articolo 2945 del codice civile, anche con riferimento ai diritti di tutti i singoli consumatori o utenti conseguenti al medesimo fatto o violazione.
4. Con la sentenza di condanna il giudice determina i criteri in base ai quali deve essere fissata la misura dell'importo da liquidare in favore dei singoli consumatori o utenti.
5. In relazione alle controversie di cui al comma 1, davanti al giudice può altresì essere sottoscritto dalle parti un accordo transattivo nella forma della conciliazione giudiziale.
6. La definizione del giudizio rende improcedibile ogni altra azione ai sensi del presente articolo nei confronti dei medesimi soggetti e per le medesime fattispecie.
7. Contestualmente alla pubblicazione della sentenza di condanna di cui al comma 4 ovvero della dichiarazione di esecutività del verbale di conciliazione, il giudice, per la determinazione degli importi da liquidare ai singoli consumatori o utenti, costituisce presso lo stesso tribunale apposita Camera di Conciliazione, composta in modo paritario dai difensori dei proponenti l'azione di gruppo e del convenuto e nomina un conciliatore di provata esperienza professionale iscritto all'albo speciale per le giurisdizioni superiori che la presiede. A tale Camera di Conciliazione tutti i cittadini interessati possono ricorrere singolarmente o tramite delega alle associazioni di cui al comma 1. Essa definisce, con verbale sottoscritto dalle parti e dal presidente, i modi, i termini e l'ammontare per soddisfare i singoli consumatori o utenti nella loro potenziale pretesa. La sottoscrizione del verbale rende improcedibile l'azione dei singoli consumatori o utenti per il periodo di tempo stabilito dal verbale per l'esecuzione della prestazione dovuta.
8. In caso di inutile esperimento della composizione di cui al comma 7, il singolo consumatore o utente può agire giudizialmente, in contraddittorio, al fine di chiedere l'accertamento, in capo a se stesso, dei requisiti individuati dalla sentenza di condanna di cui al comma 4 e la determinazione precisa dell'ammontare del risarcimento dei danni riconosciuto ai sensi della medesima sentenza.
9. La sentenza di condanna di cui al comma 4, unitamente all'accertamento della qualità di creditore ai sensi dei commi 7 e 8, costituisce ai sensi dell'articolo 634 del codice di procedura civile, titolo per la pronuncia da parte del giudice competente di ingiunzione di pagamento, richiesta dal singolo consumatore o utente, ai sensi degli articoli 633 e seguenti del medesimo codice di procedura civile.
10. La sentenza di condanna di cui al comma 4, ovvero l'accordo transattivo di cui al comma 5 debbono essere opportunamente pubblicizzati a cura e spese della parte convenuta, onde consentire la dovuta informazione alla maggiore quantità di consumatori e utenti interessati.
11. Nelle azioni collettive aventi ad oggetto prodotti o servizi venduti attraverso contratti conclusi secondo le modalità previste dall'articolo 1342 del codice civile, la diffusione di messaggi pubblicitari ingannevoli, accertati dall'autorità competente, rende nulli i contratti nei confronti di tutti i singoli consumatori o utenti nel periodo di diffusione del messaggio stesso. La nullità può essere fatta valere solo dal promotore dell'azione di gruppo.
12. In caso di soccombenza, anche parziale, del convenuto, lo stesso è condannato al pagamento delle spese legali. In ogni caso, il compenso dei difensori del promotore della azione collettiva non può superare l'importo massimo del 10 per cento del valore della controversia".
3. Le disposizioni di cui al presente articolo diventano efficaci decorsi 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge».


   
SACCONI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, senatore Sacconi, ma le rivolgo la preghiera di ricordare che - come abbiamo già detto - vi è la necessità di fare uno sforzo di sintesi.   
   
   
SACCONI (FI). Signor Presidente, accolgo il suo invito, per altro, chiedendole comprensione per un tema di straordinaria rilevanza, che l'Aula esamina in un contesto che quanto meno - credo - possiamo insieme ritenere opinabile.   
   
Inutilmente, nel corso di più anni, le Camere si sono cimentate con questo problema, non essendo facile conciliare le doverose esigenze di tutela dell'utente e del consumatore con quelle, altrettanto doverose, di stabilità del nostro sistema economico.   
   
Prego i colleghi di ricordare che una norma di questo tipo, qualora viziata da alcune assenze nelle sue disposizioni o da alcune norme improprie, potrebbe determinare lo spiazzamento del nostro mercato, inducendo aziende (come, ad esempio, quelle appartenenti alle compagnie multinazionali) ad uscire dal nostro Paese o a rinunciare a programmi di ingresso.   
   
In sintesi, ricordo le ragioni per cui questo testo, relativo alla class action presenta gravi problemi - non in sé l'azione collettiva, ma questo testo, lo ribadisco - di applicabilità e di instabilità nel nostro sistema giuridico.   
   
In primo luogo, esso non prevede filtri all'ingresso dell'azione: non vi è un filtro per evitare azioni di carattere temerario o, peggio ancora, di carattere ricattatorio. In secondo luogo, esso fa rinvio ad un elenco amplissimo di oltre 1.000 associazioni, senza un criterio di verifica relativo alla rappresentatività delle associazioni di utenti o consumatori che possono ritenersi abilitate... (Applausi dal Gruppo FI).   
   
   
PRESIDENTE. Senatore Sacconi, ha solo un altro minuto: glielo ricordo per aiutarla a concludere.   
   
   
SACCONI (FI). In terzo luogo, viene consentito all'avvocato un guadagno del 10 per cento sul valore dell'intera controversia, con un incentivo straordinario, in questo modo, all'azione temeraria e anche, talora, a fare ricchi coloro che quell'azione organizzano e gestiscono, ma non altrettanto ricchi coloro che sono utenti o consumatori e, quindi, eventualmente danneggiati. (Applausi dei senatori Biondi e Strano).   
   
Ricordo, infine, i gravi problemi di armonizzazione con l'ordinamento giuridico e, in modo particolare, di armonizzazione tra l'azione collettiva ed un'eventuale contemporanea azione individuale. Nel 2005 sono stati necessari mediamente 1.755 giorni per portare a termine una causa civile.   
   
Questa misura intaserà i tribunali di azioni temerarie e irresponsabili in un clima in cui facilmente potranno essere promosse azioni ricattatorie (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi dai Gruppi FI e UDC).   
   
   
PRESIDENTE. È il rapporto con l'Aula che impone il rispetto di certe regole, senatore Sacconi.   
   
   
BUCCICO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
BUCCICO (AN). Signor Presidente, colleghi, aggiungerò qualche altro motivo a giustificazione della nostra contrarietà all'emendamento 53.0.200 (testo 3), oltre a quelli già esposti dal collega Sacconi.   
   
Voglio rappresentare soprattutto ai colleghi giuristi pratici, che sono numerosi in questa Assemblea, la gravissima infezione che questa disposizione superficiale ed abortiva causerà ai princìpi del nostro ordinamento giuridico. Enucleerò soltanto alcuni temi perché vi possiate rendere conto della gravità della lesione che si sta provocando.   
   
Non sono contro l'azione collettiva. Sono contro questa superficiale e surrettizia azione collettiva che vuole segnare la bandierina di un nostro carissimo e onorevole senatore nella tradizione giuridica italiana, ma purtroppo Calamandrei è Calamandrei e Manzione è Manzione. Questa è la tragica verità. (Applausi del senatore Viespoli).   
   
Vorrei a questo punto elencare i motivi suddetti. Innanzitutto, non sono chiari - come ha ricordato il senatore Sacconi - i princìpi e i poteri delle associazioni, la natura del conferimento del mandato e la qualità della legittimazione a stare in giudizio. A tal proposito, voglio raccomandare al senatore Manzione di leggere un testo del suo conterraneo Pietro Rescigno che sa qualcosa più di me e di lui sulla cosiddetta rappresentatività presunta che è il tema fondamentale in materia.   
   
In secondo luogo, non sono state individuate le tipologie dei fatti che possono essere sottoposti ed il numero minimo di casi che possono legittimare l'azione collettiva, come avviene in tutti i Paesi, anche in Francia, Stato dal quale è stato copiato in maniera superficiale questo abbozzo di disegno di legge. Vorrei ricordare che l'indicazione delle tipologie è molto importante e che da queste tipologie per ora rimangono totalmente esclusi tutti i cosiddetti risarcimenti di carattere ambientale.   
   
In terzo luogo, è stato superficialmente negletto il tema della cosiddetta estensività e vincolatività del giudicato; in realtà, è stato affrontato ma scritto in maniera contraddittoria nel comma 6 dell'articolo 53-bis. Si incide anche sul diritto sostanziale (articolo 2909 del codice civile).   
   
Questo è un aborto di disegno di legge. (Applausi del senatore Scarpa Bonazza Buora). È una introduzione vergognosa nel nostro ordinamento giuridico. Ma vi dirò di più. L'infezione, la ferita più grave viene inferta sul piano dell'ordinamento perché in esso con questa azione riusciamo ad inserire il ventottesimo rito civile. Nell'articolo, infatti, l'azione l'azione civile è strutturata in maniera veramente vergognosa: si prevede una prima fase di cosiddetta ammissibilità e, purtroppo, sono stati mutuati princìpi del diritto penale allorché si è fatto riferimento alla manifesta infondatezza senza alcuna altra specificazione.   
   
Una volta ottenuta la cosiddetta condanna generica, senza che si sia pensato minimamente di intervenire sull'ordinamento giudiziario, si passa ad una camera di conciliazione composta dai difensori e dai membri delle associazioni di categoria che danno semplicemente un parere che può diventare esecutivo. Il cittadino può disattendere tale parere e iniziare, allora sì, la vera azione tipica risarcitoria. Si tratta, quindi, di un giudizio lunghissimo, articolato addirittura in tre stadi, che porterà alla paralisi totale dei tribunali. Ciò significa infliggere un colpo mortale alla giustizia civile.   
   
Signor Presidente, un tema come questo, che non viene affrontato da oggi in Italia, ma già nel codice di procedura civile del 1865, così come già negli anni Trenta in America e nel 1992 in Francia, non può essere trattato in questa maniera superficiale.   
   
Che dire, poi, dell'ipotesi di nullità dei contratti per i cosiddetti messaggi pubblicitari ingannevoli? È assolutamente assurda una previsione di questo genere.   
   
In conclusione, Presidente, avrei preferito non parlare, avrei preferito che lei non avesse ammesso questa corsia preferenziale per l'introduzione della disciplina dell'azione collettiva, perché non ha senso, né capo né coda.   
   
Se oggi dobbiamo tributare un omaggio personale a Roberto Manzione, facciamolo pure, ma stiamo uccidendo il processo civile in maniera vergognosa, stiamo contraddicendo i princìpi sui quali si basa il processo civile nel nostro Paese. L'introduzione della disciplina dell'azione collettiva va fatta con serietà, attraverso un disegno di legge organico. Non basteranno 180 giorni alla Corte costituzionale per distruggere questo aborto che infetterà il nostro ordinamento giuridico. (Applausi dai Gruppi AN, FI, LNP e UDC).   
   
   
MANZIONE (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
MANZIONE (Ulivo). Signor Presidente, capisco i toni dei colleghi che si sono battuti contro l'emendamento 53.0.200 (testo 3), sia il senatore Sacconi che il collega Buccico, che ho sempre apprezzato: essi hanno sempre riscosso la mia stima e continuano a riscuoterla. Non mi permetterò di ricambiare l'ironia del senatore Buccico, al quale porto grande rispetto, essendo stato anche il mio presidente nel Consiglio nazionale forense, anche se forse qualche strascico di quell'importantissima carica di rappresentanza della classe degli avvocati è rimasto ad incrinare una sua valutazione lucida ed obiettiva.   
   
Presidente, voglio rispondere innanzitutto alle puntuali osservazioni che sono state fatte anche nella scorsa seduta: mi riferisco in questo caso ai colleghi dell'UDC, i quali facevano notare, ed in particolare il collega Ciccanti, lo ricordo bene, l'inammissibilità della norma contenuta nell'emendamento posto oggi in votazione. Tuttavia, senatore Ciccanti, senza volere assumere nessuno atteggiamento da maestro - e se mai mi dovesse capitare vi chiedo scusa, sarà solo la foga oratoria, giammai la voglia di pensare che qualcuno interpreta il giusto e gli altri no - come ricordava correttamente il collega Morando, la limitazione all'introduzione delle norme nella legge finanziaria è prevista, per quelle ordinamentali, soltanto nella misura in cui le stesse non abbiano la capacità di influenzare significativamente i processi di sviluppo economico.   
   
Per le tante cose che sono state dette contro questa proposta emendativa dai colleghi che mi hanno preceduto, lei comprende, senatore, come l'istituto dell'azione collettiva abbia indubbiamente una valenza economica importante, anche se negativa dal punto di vista dei colleghi che sono intervenuti. Quindi, ai fini dell'ammissibilità della proposta, ritengo che non sia possibile ritenere che l'azione di classe non influenzi in maniera determinante lo sviluppo economico nel nostro Paese.   
   
Nel merito, poi, non ho difficoltà rispetto all'unica obiezione precisa che è stata mossa dal presidente Schifani nella scorsa seduta con riferimento alla norma in esame, ed in particolar modo al comma 6. Sono disponibile infatti, e questo lo rappresento anche al relatore e al Governo, a riformulare il comma 6, sostituendo le parole «nei confronti dei» con le altre «tra i», al fine di rendere più pressante, così come il collega Schifani immaginava, la possibilità di conservare quel potere previsto dal nostro ordinamento, soprattutto dall'articolo 24 della Costituzione, che assegna ad ogni cittadino la capacità ed il diritto di agire in giudizio per la tutela dei suoi interessi.   
   
Detto questo, sarebbe facile rispondere al collega Sacconi, quando afferma che c'è una speculazione a favore degli avvocati, che il limite del 10 per cento del valore della controversia è il tetto che io mi sono preoccupato di inserire. Quindi, se c'è una limitazione, essa cerca di evitare le speculazioni prevedendo che non si potrà mai superare l'importo massimo del 10 per cento del valore della controversia. Il collega Sacconi comprende benissimo la valenza delle norme e comprende quindi che, proprio per evitare quel tentativo di speculazione che qualcuno potrebbe pensare di mettere in atto, è stato inserito un tetto che va nella direzione opposta.   
   
Sulle osservazioni più forti che sono venute, voglio ricordare ai colleghi che stiamo parlando di questa norma da tre legislature. Sono tre legislature, infatti, che discutiamo dell'azione collettiva, della class action, senza riuscire a varare complessivamente la normativa.   
   
Proprio per questo, signor Presidente, lo dico per tranquillizzare anche i tanti colleghi che magari nel merito non conoscono fino in fondo la norma, correttamente il ministro Bersani, nel proporre insieme al ministro Mastella in questa legislatura la class action, si è rifatto ad un testo che fu votato all'unanimità dalla Camera nella scorsa legislatura. Quindi, sostenere che il testo è approssimativo o raffazzonato significa dire che la Camera, che nella scorsa legislatura ha votato all'unanimità (437 voti favorevoli su 446) questa normativa, in qualche modo non è riuscita a comprenderne i limiti. Ed in Aula, signor Presidente, in quel frangente c'era come relatore un collega che io ho sempre stimato moltissimo, l'onorevole Francesco Bonito; l'Esecutivo che appoggiava quel provvedimento era il Governo di centro-destra, rappresentato dal sottosegretario Vietti, e il disegno di legge fu votato, alla fine, da tutti i Gruppi, compresi quelli che oggi rappresentano l'opposizione.   
   
Proprio perché non mi sento Carnelutti, voglio che la prognosi sul testo non sia avvalorata soltanto dalla mia persona, ma anche da quanto altri colleghi come noi, che hanno la stessa capacità di interpretare nell'agone politico esigenze, speranze e passioni e che appartengono a tutti i Gruppi, sono riusciti ad esprimere. Ed è simpatico ricordare che in quella occasione partecipavano alla votazione, per esempio, il collega Russo Spena, che fece la dichiarazione di voto finale per il Gruppo di Rifondazione comunista, ed il collega Giorgio Benvenuto, che invece la fece per il Gruppo DS.   
   
Quel testo è stato approvato da tutti i colleghi, da tutte le forze che siedono in Parlamento. Quindi, ritenere non superficiali, ma comunque strumentali una serie di accuse che sono state mosse è, secondo me, un giudizio che qualcuno dovrebbe iniziare a considerare come un'ipotesi non inaffidabile.   
   
Voglio avviarmi a concludere con un valutazione politica. Qualche tempo fa un collega che io stimo molto, il senatore Salvatore Ladu, mi chiedeva come mai, quando arriviamo al confronto nelle Aule parlamentari, alla fine non riusciamo a votare liberamente. Ciò accade perché a volte ci rifiutiamo di cogliere l'effettiva essenza delle cose. Quello in esame, collega Sacconi, è uno strumento adoperato dappertutto: anche l'Unione Europea si sta muovendo in questa direzione. Certamente, proprio perché sono tre anni che il nostro Parlamento se ne occupa, ciò significa che c'è un'esigenza che va considerata con molta attenzione.   
   
Ma per fare in modo che le mie parole, che non sono un Calamandrei, vengano avallate da chi è più autorevole di me, signor Presidente, voglio concludere questo intervento con la citazione di pochissimi brani tratti da un articolo di fondo che è comparso pochissimi giorni fa sul «Corriere della Sera», a firma del professor Mario Monti, il quale, rispetto a questa ipotesi specifica sostiene quanto segue: «Se la politica guardasse ai cittadini, li rispettasse come consumatori e risparmiatori, queste cose non succederebbero. Nei giorni scorsi in Parlamento è di nuovo abortito il tentativo di dotare l'Italia di uno strumento vitale per una democrazia economica: la class action o azione legale collettiva per il risarcimento dei danni. (...) Nella Commissione bilancio del Senato si è deciso di non utilizzare la corsia rapida della legge finanziaria per varare il provvedimento». Mario Monti continua: «Ecco un altro esempio di come l'attuale incarnazione del bipolarismo permetta alle lobby di dormire tra due guanciali. 'Divide et impera' è il modello di governo, solo che a 'governare' sono gli interessi privati ben organizzati, non i pubblici poteri». Facendo riferimento poi all'emendamento al nostro esame aggiunge: «Sono stati inseriti alcuni temperamenti, simili a quelli previsti dal disegno di legge Bersani», perché, come vi ho detto, la proposta che stiamo discutendo ricalca la normativa Bersani, che ricalca il disegno di legge approvato nella scorsa legislatura all'unanimità. Mario Monti conclude quindi affermando: «Occorre che il Parlamento dia comunque un forte segnale di impegno, prevedendo una scadenza vicina per concludere. Altrimenti, ci sarà un'ulteriore perdita di credibilità del sistema politico sui temi concreti e di interesse quotidiano per i cittadini».   
   
Noi, signor Presidente, quella credibilità vogliamo continuare a meritarla tutti quanti insieme. Ecco perché chiedo ai colleghi dell'opposizione, prima che ai colleghi della mia maggioranza, di condividere l'iniziativa, considerare che la norma viene sterilizzata per sei mesi (perché diviene efficace dopo 180 giorni) ed avere il coraggio di contribuire ad innovare il Paese. (Applausi dai Gruppi Ulivo, SDSE, Misto-IdV e dei senatori Bordon e Rame).   
   
   
FORMISANO (Misto-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.I tempi del Gruppo sono esauriti, quindi la prego di stare nei due minuti.   
   
   
FORMISANO (Misto-IdV). Non credo, signor Presidente.   
   
   
PRESIDENTE Come non crede? Venga qui e facciamo la verifica. Non è che qui ci sono dei bari.   
   
   
FORMISANO (Misto-IdV). Non mettevo in discussione le sue parole, signor Presidente. Comunque, credo di riuscire a contenermi nei due minuti, anche se l'argomento è di quelli che potrebbero richiedere un tempo maggiore.   
   
Con molte probabilità, infatti, finalmente riusciremo a rendere il nostro Paese un po' più vicino alla cultura europea, della quale tanti amiamo compiacerci quando la descriviamo, e soprattutto, votando a favore dell'emendamento, riusciremo a rendere giustizia ai tanti cittadini consumatori, che il più delle volte sono privati o inibiti nell'esercizio dei propri diritti fondamentali, soprattutto in virtù di torti subiti (penso alle tante azioni che si sono dovute intraprendere singolarmente, per esempio, nei casi Parmalat, Cirio e tanti altri di cui sono stati pieni i giornali), perché in Italia non c'era uno strumento giuridico che li potesse mettere in condizione di poter agire collettivamente.   
   
Credo che l'iniziativa che sviluppiamo adesso sia da annoverare tra le perle di questa finanziaria. Non vorrei essere frainteso: capisco che probabilmente lo strumento usato non è dei migliori, però ho sempre a mente una definizione che mi porta a considerare che l'ottimo il più delle volte è nemico del buono. Non dobbiamo correre il rischio - ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto - di non procedere in questa direzione perché magari la norma è perfettibile o perché magari si può fare qualcosa di meglio.   
   
Dobbiamo avere il coraggio, come Parlamento sensibile alle istanze dei cittadini, che ci arrivano a più riprese, di approvare una norma che avrà un periodo di verifica sul campo (che sono i 180 giorni prima che le disposizioni diventino efficaci), ma che va nella direzione giusta di dare risposte a quella parte di cittadinanza che il più delle volte, non avendo neanche le risorse economiche per poter tutelare i propri diritti, è costretta o a soccombere o addirittura a non partecipare proprio.   
   
Credo che la norma vada approvata perché - ripeto e concludo - l'ottimo il più delle volte è nemico del buono e questa è invece una buona norma. (Applausi dai Gruppi Misto-IdV, Ulivo e della senatrice Rame).   
   
   
FRUSCIO (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale, così mi è data possibilità di esprimermi.   
   
   
PRESIDENTE. Proprio a titolo personale no, in dissenso semmai.   
   
   
FRUSCIO (LNP). No, parlo come parlamentare di quest'Aula impegnando la mia persona.   
   
   
PRESIDENTE. Senatore Fruscio, questa è una formula nuova. Mi dispiace proprio, ma ci mettiamo fuori in un momento delicato dei nostri lavori. La prego.   
   
   
FRUSCIO (LNP). Non credo di poter parlare in dissenso, perché non so come il mio Gruppo si esprimerà e voterà.   
   
   
PRESIDENTE. Qualcuno del suo Gruppo ha già chiesto di parlare. Ecco perché le sto facendo questa obiezione.   
   
   
FRUSCIO (LNP). Come?   
   
   
PRESIDENTE. Qualcuno del suo Gruppo ha già chiesto di parlare in dichiarazione di voto.   
   
   
FRUSCIO (LNP). Benissimo. Siccome precedo gli altri, non sapendo come essi si esprimeranno, mi esprimerò secondo il mio modo di pensare sulla questione. Sono un parlamentare...   
   
   
PRESIDENTE. Ma i tempi dati ai Gruppi quando sono esauriti, sono esauriti. Quindi, la prego, mi dispiace molto. La prego, mi scusi. Mi dispiace.   
   
   
STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione, come faccio di solito, gli argomenti del collega Manzione e devo dire che li ho trovati tutti di buon grado di convincimento, ma del tutto slegati al tema che chi, come me, si oppone a questo testo, ha posto.   
   
Signor Presidente, collega Manzione, il punto di cui stiamo discutendo non è se introdurre o no nel nostro ordinamento una qualche forma di rappresentanza di interessi collettivi e di azione risarcitoria collettiva, di class action, ma come e cosa bisogna fare in premessa perché l'introduzione di queste disposizioni nell'ordinamento non porti molti più danni di quanti non ne vorrebbe sanare.   
   
Allora, uno dei primi punti che il testo Manzione non risolve, e su cui sarebbe il caso che tutti i parlamentari riflettessero, è il grado di rappresentatività delle associazioni di consumatori esistenti a cui il testo fa riferimento e il comportamento effettivo che negli anni queste associazioni hanno avuto. Non siamo nuovi a sistemi di conciliazione tra imprese e interessi diffusi. Molte grandi imprese negli anni passati hanno istituito dei consigli di conciliazione tra l'impresa e i suoi clienti per il tramite delle associazioni dei consumatori che in questi consigli venivano ammessi.   
   
Tuttavia, si è verificato un duplice fenomeno, che non ha soddisfatto le esigenze dei consumatori. Infatti, le inadempienze contrattuali, anche diffuse, che le imprese avevano verso i loro utenti sono rimaste o si sono aggravate. Per esempio, in alcuni casi, siamo in presenza della indisponibilità del servizio telefonico in parti di territorio nazionale per mancanza di risorse tecniche da parte del monopolista Telecom. E proprio la Telecom è la prima che ha sperimentato un consiglio di conciliazione nel quale le associazioni lì riconosciute si sono arricchite senza offrire alcuna tutela effettiva ai consumatori che teoricamente le legittimerebbero, perché non esiste alcuna relazione effettiva tra l'interesse diffuso e la forma di rappresentanza fittizia che si prendono.   
   
Allora, se non risolviamo prima questo problema, e il testo Manzione non lo affronta per nulla, anzi fa il contrario, ci troviamo a prendere per il sedere - mi permetta questa espressione, signor Presidente - due volte i cittadini: una volta perché l'inadempienza contrattuale si realizzerà, una seconda perché a venirne "risarciti" non saranno i cittadini, ma quegli abili studi legali camuffati da associazioni di consumatori che si arricchiranno e rappresenteranno poi fittiziamente e surrettiziamente i consumatori nelle reti televisive, sui giornali e altrove.   
   
A differenza di Paesi più avanzati, dove il consumerismo ha una sua forma di legittimazione, noi abbiamo forme di inadempienza contrattuale, di soppressione dei diritti degli utenti e così via, a fronte di una grande finzione di rappresentanza di interessi di consumatori e di una platea di associazioni che, in realtà, hanno fatto il benessere solo ed unicamente dei loro promotori.   
   
Inoltre, come possiamo pensare, in un Paese in cui la litigiosità civile è all'ordine del giorno ed è elevatissima e in cui non c'è alcun filtro all'azione civile temeraria per il singolo, di introdurre un principio che alza il vantaggio dell'azione temeraria e quindi la possibilità per le imprese e i promotori dell'azione, attraverso il ricatto giudiziario, di contrattare a danno dei consumatori che verranno usati come strumenti?   
   
   
PRESIDENTE Concluda, senatore Stracquadanio.   
   
   
STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Ultima considerazione. Il collega Manzione ha citato il professor Monti. Quest'ultimo non può pensare, con tutto il rispetto che ho nei suoi confronti, che la finanziaria sia una scorciatoia per approvare altro. La finanziaria, signor Presidente, è nata per governare il bilancio non per fare approvare qualunque cosa piacesse agli editorialisti con un nome di prestigio. Abbiamo il dovere di difendere non solo i consumatori, non solo il nostro codice, non solo il nostro diritto, che pure ha una magistratura non responsabile, ma anche la dignità di un Parlamento che deve cercare di legiferare bene e non deformare gli strumenti legislativi. (Applausi dai Gruppi DCA-PRI-MPA, FI e UDC).   
   
   
PRESIDENTE. Comunico all'Assemblea che il Gruppo DCA-PRI-MPA Democrazia Cristiana per le autonomie-Partito Repubblicano Italiano-Movimento per l'Autonomia consente l'utilizzo di 20 dei 40 minuti a sua disposizione a quello di Forza Italia.   
   
   
D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, il Gruppo UDC desidera innanzitutto rendere merito al collega Manzione per aver posto una questione decisiva all'interno dello schieramento della maggioranza politica della quale fa parte.   
   
La tutela degli interessi collettivi non è questione né banale, né improvvisa, né occasionale. Avevamo obiettato che vi erano regole di inammissibilità da rispettare, non per una nostra ubbia qualunque e non per rispondere a questa o a quella lobby, come pure si è detto, ma perché la Commissione bilancio aveva individuato disposizioni giuste, rispettate dalla stessa Commissione, con cui si erano stabiliti taluni criteri di ammissibilità in questa finanziaria, sulla base dei quali tale emendamento non doveva essere considerato ammissibile.   
   
Quindi, la nostra è una posizione puramente procedimentale che da questo punto di vista avrebbe teso allo stralcio, che mi è stato detto non essere possibile perché si tratta di un emendamento. Di qui l'accantonamento per indurre ad una maggiore riflessione non sull'opportunità di introdurre l'azione collettiva, cosa che riteniamo positiva in sé, ma sul fatto che nel testo indicato dal senatore Manzione, che il Senato sta per votare, manca qualunque garanzia che gli interessi collettivi siano realmente tutelati in modo democratico da qualcuno.   
   
Desidero leggere questa parte del testo, perché la preoccupazione maggiore che abbiamo è proprio questa. Mi rivolgo al collega Manzione perché, se egli fosse d'accordo a cassare questa parte, non avremmo difficoltà a votare a favore del suo emendamento. Propongo, inoltre, ai colleghi dell'UDC, che su questo punto non mi hanno interpellato espressamente, di astenersi per dimostrare che non abbiamo diversità ideologiche su una questione del genere.   
   
Mi rivolgo al collega Manzione, perché è una parte tecnica molto precisa. Credo sia opportuno chiarire il significato della seguente espressione: «Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentite le competenti Commissioni parlamentari, sono individuate le ulteriori associazioni» - quelle di fatto, quelle vere - «di consumatori, investitori e gli altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati ad agire ai sensi del presente articolo».   
   
Traduco in italiano questa espressione molto giuridicista: è la maggioranza politica del momento (non questa maggioranza), attraverso il proprio Ministro della giustizia, di concerto con il proprio Ministro dello sviluppo economico e la maggioranza che si esprime nelle Commissioni parlamentari, a dire quali soggetti collettivi sono tutelati e quali no. È di fronte a questovulnus dei princìpi liberali, ai quali siamo sensibili, che propendiamo per un voto di astensione su un provvedimento del genere.   
   
Vorremmo maggiori garanzie dell'autenticità delle organizzazioni collettive per evitare quella massa di abusi degli interessi collettivi che l'esperienza statunitense dimostra ampiamente. Infatti, la tutela degli interessi collettivi, se è priva di autentica democraticità e rappresentatività delle associazioni, è idonea a causare abusi molto gravi.   
   
Ribadisco al collega Manzione che mi ero illuso che l'accantonamento del testo - che è stata una decisione molto complicata e sofferta - portasse ad un ripensamento non sull'azione collettiva, che ci interessa, ma sulle modalità di garanzia degli interessi collettivi, che così non vengono tutelati. Su questa questione potremmo stabilire, collega Manzione, sia per le associazioni riconosciute dalla legge, tutte quelle già esistenti, sia per quelle nuove, l'obbligo dell'approvazione da parte delle competenti Commissioni parlamentari a maggioranza molto ampia (per esempio, di tre quinti). In tal modo, si chiarirebbe che o vi è un interesse generale e politico alla loro esistenza (e allora, nei 180 giorni successivi all'entrata in vigore di questa legge, è possibile rimediare agli effetti sconvolgenti sul procedimento civile altrimenti esistenti) oppure, se non c'è questo interesse, ho il sospetto che si tratti soltanto di un accordo per garantire una maggioranza politica anche sovvertendo l'ordinamento procedurale civile del nostro Paese.   
   
Chiedo al collega Manzione di prestarmi attenzione dal momento che è un aspetto di grande delicatezza. Vorrei evitare che un voto negativo rappresentasse l'affossamento definitivo della questione, ma anche che un voto positivo desse il via libera ad associazioni che non sono garantiste di nulla: di fatto non c'è la tutela dei consumatori, come ha detto il collega Formisano, ma la tutela di un po' di amici, gli amici degli amici.   
   
   
PRESIDENTE. Grazie, senatore D'Onofrio, dovrebbe concludere.   
   
   
D'ONOFRIO (UDC). Insisto perché il collega Manzione, che è il protagonista di quest'iniziativa, e gliene rendo onore, voglia modificare questa parte del testo dell'emendamento, in modo che possiamo votarlo anche noi. (Applausi dal Gruppo UDC).   
   
   
VEGAS (FI). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
VEGAS (FI). Signor Presidente, dal momento che con il senatore Manzione si è intessuto un dialogo costruttivo, vorrei sottoporgli un problema che tanto piccolo non è.   
   
Nel nostro Regolamento è previsto un meccanismo di verifica delle decisioni comunitarie; dal momento che l'Unione Europea ha in animo di normare la questione della class action, sarebbe estremamente rischioso che si addivenisse ad una regolamentazione legislativa per poi rischiare di andare incontro ad una procedura d'infrazione.   
   
La domanda che pongo al senatore Manzione è se è disponibile a modificare il suo emendamento per definire un termine congruo che dia modo all'Unione Europea di emanare una normativa e valutare se quella italiana sia coerente con quella europea; altrimenti si rischia di approvare una normativa e poi andare incontro ad una procedura d'infrazione. Mi permetterei di suggerire di modificare l'ultimo comma dell'emendamento 53.0.200 (testo 3): anziché 180 giorni, si potrebbe prevedere un termine di decorrenza più lungo, ad esempio 360 giorni.   
   
   
STEFANI (LNP). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
STEFANI (LNP). Signor Presidente, vorrei intervenire e richiamare la sua attenzione su un fatto. Senza dubbio saremo ossequiosi di quanto lei deciderà, come peraltro siamo soliti fare, ma vorrei una spiegazione.   
   
Il nostro Gruppo ha deciso che ciascun senatore voti questo emendamento secondo propria coscienza e in libertà. Alla luce di questo, vorrei capire perché non ha concesso la parola al senatore Fruscio, che ha chiesto di intervenire per esprimere la propria opinione quale membro di questo Senato.   
   
   
PRESIDENTE. Le rispondo chiaramente, senatore Stefani. Abbiamo fissato una regola, ripartendo il tempo tra i Gruppi e prevedendo per ciascun Gruppo un solo intervento, ad eccezione delle eventuali dichiarazioni di voto in dissenso.   
   
Questa è la regola, però, se questo deve essere un problema, in conclusione, darò lo stesso al senatore Fruscio un minuto.   
   
Aveva chiesto di parlare per il Gruppo della Lega Nord il senatore Divina, così capisce bene qual è il punto. Prego, senatore Divina, ha facoltà di parlare.   
   
   
DIVINA (LNP). Signor Presidente, le ripeto che il Gruppo della Lega Nord ha lasciato libertà di coscienza. Quindi, probabilmente parleremo tutti a titolo personale. Se per il Regolamento un senatore deve prendere la parola per la Lega, lo farò io, ma interverranno anche altri colleghi.   
   
   
PRESIDENTE. Così sovvertiamo la regola, non si può in piena discussione. Se volete ne riparleremo.   
   
Prego, senatore, lei parla per la Lega Nord.   
   
   
QUAGLIARIELLO (FI). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
QUAGLIARIELLO (FI). Signor Presidente, mi scusi, intervengo per un richiamo al Regolamento e pongo una questione alla sua attenzione.   
   
Nel momento in cui un Gruppo dichiara esplicitamente di non avere una posizione, credo sia del tutto legittimo che lei continui a calcolare il tempo sull'ammontare del Gruppo. Quella è una scelta che il Gruppo paga. Non mi sembra invece possibile, alla luce del buon senso, perché in qualche modo si lede il diritto del singolo parlamentare, che non sia data espressione a posizioni differenti.   
   
   
PRESIDENTE. Il Regolamento risolve questo problema con l'annuncio di voto. Il tempo per l'annuncio di voto chiesto dal senatore Fruscio, brevissimo, glielo darò. Questa possibilità è prevista dal Regolamento.   
   
   
FRUSCIO (LNP). Domando di parlare per annuncio di voto.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
FRUSCIO (LNP). Signor Presidente, annuncio il mio voto contrario a questo emendamento. Ritengo che lo strumento della class action sia estremamente necessario, in linea generale e di principio, alla regolazione delle economie di mercato. Infatti, non regola soltanto i rapporti tra le attività produttive, fra le imprese e le classi di cittadini, ma è strumento di regolazione del mercato nel suo complesso. È però uno strumento di estrema delicatezza.   
   
Diceva opportunamente il senatore D'Onofrio che in un ordinamento civilistico di tipo privatistico fondato sul diritto del cittadino, sul diritto soggettivo, è molto difficile e problematico inserire un quadro normativo che comprenda anche l'azione collettiva.   
   
D'altra parte, signor Presidente, colleghi del Senato, che il problema fosse nell'agenda del legislatore lo si deduce chiaramente se solo si considera che già nel 2004 la Camera dei deputati approvò un testo legislativo, che il Senato non ritenne di far proseguire ulteriormente nel suo iter e che rimase qui impantanato proprio per quelle motivazioni e quei dubbi che sono sorti anche oggi in quest'Aula.   
   
Si evoca il professor Monti. Ritengo però che non si possa sottostare al verbo né del professor Monti né di mille professor Monti, i quali spesso hanno il vezzo di pronunciarsi e di esprimersi a seconda delle stagioni.   
   
Tuttavia, richiamo l'attenzione del collega Manzione sul fatto che lo stesso professor Monti, l'altro giorno, esprimeva forti dubbi sulla procedura estremamente frettolosa nell'affrontare questo grave problema. Anche la Confindustria ha espresso, in modo articolato e motivato, preoccupazioni di notevole portata. Credo che uno strumento del genere debba passare per una procedura legislativa regolare e tradizionale. Non è possibile che nella fretta di approvare una finanziaria si introduca una norma così delicata.   
   
Credo quindi che questo emendamento non vada inserito in questa finanziaria. Sarebbe veramente meritevole di grande apprezzamento delle Camere se i proponenti dell'emendamento si facessero promotori di un disegno di legge ad hoc. (Applausi del senatore Biondi).   
   
   
CARUSO (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.   
   
   
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.   
   
   
CARUSO (AN). Signor Presidente, sono spiacente che lei non abbia accolto l'invito che le rivolsi nella scorsa seduta di mutare la propria decisione sull'inammissibilità di questo emendamento che era, è e resterà nella storia di questa legge finanziaria come un emendamento inammissibile e inappropriato.   
   
Le annuncio fin d'ora che voterò in dissenso dal Gruppo e poiché il senatore Buccico ha dichiarato un voto contrario, voterò astenendomi. Del resto ne ho buona ragione perché, se i senatori Manzione e Bordon intendono entrare nella storia giuridica del nostro Paese attraverso l'introduzione dell'istituto della class action all'amatriciana e io mi chiamo fuori da un'operazione del genere, male certamente non faccio.   
   
Class action all'amatriciana, signor Presidente, perché troppe sono le imprecisioni e i varchi che questo testo raccogliticcio prevede e consente e prova di ciò è stata data dallo stesso senatore Manzione quando nel suo intervento si è frettolosamente dichiarato disponibile ad introdurre alcune modifiche rendendosi in prima persona conto di quanta acqua passi per i tanti buchi che il testo presenta. Si è poi anche affrettato a dire che non vuole essere una norma che premia gli avvocati, avendo stabilito nel 10 per cento del valore della causa il massimo della tariffa applicabile.   
   
Mi domando e gli domando quale sia il 10 per cento e di che cosa, posto che si tratta di cause che, per la stessa struttura del testo, hanno carattere indeterminato. Non ho mai saputo del 10 per cento dell'indeterminato. Queste, insieme a tante altre, sono le questioni poste dai colleghi che mi convincono a non farmi coinvolgere in questa operazione frettolosa.   
   
Concludo, signor Presidente, dicendole che lei deve fare pace con se stesso. O noi vogliamo accettare l'idea che si sta introducendo un nuovo sistema, una nuova azione e un nuova forma di processo e allora bisogna almeno ragionarci per qualche attimo in sede di finanziaria oppure bisogna dire che, così come stava facendo la Camera dei deputati, questo è un argomento che deve essere esaminato, ponderato, studiato e affinato nella sede che il nostro Regolamento prevede e che qui viene violata, vale a dire nell'ambito della Commissione giustizia del Senato.   
   
Pertanto, signor Presidente, non mi tolga la parola e mi faccia parlare nella maniera più rapida che riesco a realizzare.   
   
Il senatore Manzione si è chiesto come mai da tre legislature...   
   
   
PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Caruso, concluda pure, ma mi pongo un problema di rapporti con l'Aula.   
   
   
CARUSO (AN). Signor Presidente, non sono abituato ad insistere. Mi astengo dal partecipare alla vergogna che per suo fatto e per fatto dei senatori Manzione e Bordon si viene a praticare di qui a qualche minuto in quest'Aula. (Applausi dal Gruppo AN).   
   
   
PRESIDENTE. Invito il relatore a pronunziarsi anche nel merito delle richieste di modifica.   
   
   
LEGNINI, relatore. Signor Presidente, stante la rilevanza del tema e le obiezioni formulate, ritengo opportuno svolgere qualche breve considerazione anche per evitare che questo dibattito si limiti ad un confronto, certamente positivo ma limitato, tra il proponente, senatore Manzione (che ringrazio per aver proposto questa norma), e i colleghi autorevoli dell'opposizione intervenuti.   
   
La maggioranza condivide l'introduzione della class action nel nostro sistema; non è mai stato in discussione ciò; vi è stata e vi è una condivisione larghissima, credo anche tra le fila dell'opposizione. Peraltro, alla Camera è stato già adottato un testo base dalla Commissione giustizia che, per larga parte, coincide con quello presentato dal collega Manzione.   
   
Questa, signor Presidente, è una riforma epocale che ci avvicina all'Europa e agli ordinamenti giuridici di altri Paesi evoluti, non ci allontana, come è stato da taluni affermato, anche sotto il profilo della competitività. È stato evocato dal senatore Sacconi il timore che le imprese straniere, in particolare le multinazionali, possano, a seguito dell'introduzione di questo istituto giuridico, allontanarsi dal nostro Paese; in realtà, credo che per qualunque impresa sia preferibile certamente avere la possibilità di far valere le proprie ragioni convenute in giudizio nei confronti di una associazione piuttosto che affrontare migliaia e migliaia di cause individuali con i tempi, gli esiti e i costi che tutti immaginiamo.   
   
Credo quindi che le perplessità, che io stesso ho avanzato in Commissione allorquando abbiamo chiesto al senatore Manzione di non insistere su questo emendamento, sull'introdurre una riforma di tale portata all'interno di uno strumento legislativo certamente non proprio, incongruo rispetto al contenuto della finanziaria siano compensate, a questo punto, dalla grande rilevanza della riforma che fra poco approveremo, se l'Assemblea esprimerà il suo consenso maggioritario.   
   
Le diverse valutazioni di merito svolte, le contestazioni sono naturalmente legittime. A mio modo di vedere, qualunque altro testo avrebbe potuto presentare altri varchi e dare luogo ad altre obiezioni e critiche, perché è evidente che il nostro ordinamento processuale non è preparato appieno a recepire una riforma di tal genere. È chiaro che occorrerà un periodo di assestamento, come è stato detto dai colleghi Manzione e Formisano, all'esito del quale si valuterà la possibilità di meglio sistemare le norme di cui stiamo discutendo.   
   
Al presidente Schifani, che ieri ha sollevato un problema ripreso da qualche collega, replico che, come è evidente dalla lettura del testo, non vi è alcuna soppressione di diritti soggettivi: i singoli possono agire prima che l'azione collettiva venga attivata o dopo, a valle, per far valere il singolo diritto soggettivo avvalendosi dell'esito del processo, conclusosi con sentenza o con verbale di conciliazione.   
   
Quindi, a mio modo di vedere, introdurre quella modifica, a cui ha accennato il collega Manzione, che, invece, reintroduce la possibilità di coltivare azioni individuali anche dopo l'esperimento dell'azione collettiva, rischia di far venir meno uno degli elementi di positività di questa riforma, ovvero quello di contenere il ricorso alle cause civili. Non capisco come il senatore Buccico possa sostenere che questa riforma produrrà una proliferazione del contenzioso, una paralisi della giustizia civile quando invece ci si può attendere l'esatto contrario, cioè una causa al posto di 1.000, 10.000, 50.000. È quindi evidente che l'effetto sarebbe anche deflattivo. Pertanto, questa proposta, a mio modo di vedere, non può essere accolta.   
   
Se vi sono altri suggerimenti che i colleghi intendono formulare, data l'importanza del tema, credo si possano prendere in considerazione.   
   
Non comprendo come si possa dire che i soggetti legittimati a promuovere l'azione collettiva siano 1.000, come è stato detto, giacché si fa rinvio a un decreto ministeriale.   
   
Semmai possiamo un attimo ragionare sulla possibilità di rafforzare la parte che riguarda i tempi e le modalità di espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari, per esempio prevedendo una maggioranza qualificata. Se vi è consenso su questo aspetto da parte dei proponenti, possiamo velocemente discutere di una modifica di questo tipo.   
   
L'allungamento del termine di 180 giorni a 360, praticamente un anno, richiesto dal senatore Vegas, lo riterrei non condivisibile. Rinviare di qui a un anno il termine di efficacia di questa norma sarebbe in contraddizione con la scelta che stiamo facendo di accelerare una riforma di questo genere. Quindi, su questo punto possiamo semmai elevare il termine a 180, 240 o 300 giorni.   
   
Vorrei sentire i proponenti, signor Presidente, su questi due punti, relativi ad un'espressione rinforzata del parere delle Commissioni parlamentari e al termine di 180 giorni da rendere eventualmente più lungo, anche se non di un anno, al fine di valutare la possibilità di una limitata modifica al testo. (Applausi del senatore Morando).   
   
   
CASTELLI (LNP). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
CASTELLI (LNP). Signor Presidente, a me dispiace che oggi non sia qui in Aula il presidente Ciampi, altrimenti avrebbe potuto confermare che a noi, che non siamo figli di un dio minore - sto parlando delle Casa delle Libertà - ma di un dio minimo, non era consentito di fare riforme, non dico di questa portata, ma dei codici, e quindi anche del codice civile di cui qui si tratta, nemmeno per decreto-legge, figuriamoci per emendamento in finanziaria. (Applausi dai Gruppi LNP, FI e AN). Ora, dico io, facciamo tesoro di ciò, ci servirà per la prossima legislatura, in cui potremo fare quello che vogliamo: regole non ce ne saranno.   
   
Questo emendamento nemmeno ci sarebbe venuto in mente, ma, se ci fosse venuto in mente, chi stava seduto al suo posto, signor Presidente, non lo avrebbe mai e poi mai - e dico giustamente - ritenuto ammissibile. E, se per caso fosse stato ritenuto ammissibile, il Presidente della Repubblica di turno non avrebbe mai e poi mai accettato di firmare una finanziaria con questi contenuti. Ma transeat, prendiamo atto che le regole sono queste, speriamo di potercene avvalere nella prossima legislatura.   
   
Tuttavia, almeno una cosa, per favore, Presidente, me la consenta. Con tutto il rispetto del sottosegretario Sartor, visto che c'è qui il Ministro della giustizia e visto che - cito testualmente ciò che ha detto il relatore - siamo di fronte a una riforma "epocale" fatta per emendamento in finanziaria, siamo di fronte...   
   
   
PRESIDENTE. Senatore Castelli, questo è un intervento, la prego.   
   
   
CASTELLI (LNP). Le chiedo, per favore, che il parere su questo emendamento lo dia il ministro Mastella, per quantomeno sapere cosa ne pensa il Ministro della giustizia. Credo sia assolutamente il minimo dei minimi. (Applausi dai Gruppi LNP, FI, UDC e AN).   
   
   
SCHIFANI (FI). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
SCHIFANI (FI). Signor Presidente, riteniamo sia giunto il momento di denunziare alcuni aspetti di questa finanziaria, perché ci troviamo in Aula a dover discutere spesso di temi che nulla hanno di compatibile con quella che dovrebbe essere la logica di una manovra finanziaria. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Fluttero).   
   
Questo è un fatto senza precedenti. Può succedere, Presidente, che un emendamento, per una svista, per una valutazione personale della Commissione, del relatore o della Presidenza, possa essere dichiarato ammissibile - come si suol dire, una rondine non fa primavera - ma quando in finanziaria ci si occupa di simboli dei partiti, di limitazione delle retribuzioni deimanager pubblici, di introdurre nell'ambito del nostro ordinamento giuridico un nuovo istituto, mi chiedo - come dice il collega Castelli - ma il Ministero della giustizia (e profitto della presenza del sottosegretario Scotti per chiedere il parere del Ministero) cosa dice?   
   
E chiedo alla Presidenza chiarimenti su queste norme, che non sono affatto ammissibili e avrebbero dovuto essere subito espunte dal testo. Ricordo le parole del Ministro dell'economia all'inizio della finanziaria, il quale aveva detto al Paese che questa finanziaria sarebbe stata asciutta, piccola e breve. Ditemi voi se questa è una finanziaria breve: è passata da 97 a 144 articoli. Non soltanto non è breve, ma addirittura, alla sua lunghezza, si aggiunge l'introduzione di temi che nulla hanno a che vedere con essa, perché sono di carattere giuridico, per cui meriterebbero un percorso autonomo di approfondimento in Commissione e in Aula.   
   
Allora, signor Presidente, dico che non ci stiamo: dobbiamo denunziare questo fatto! (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Stracquadanio).   
   
   
PRESIDENTE. Grazie, senatore Schifani, ma deve concludere.   
   
   
SCHIFANI (FI). Non dica grazie, signor Presidente. Questo è un intervento politico, che la prego di farmi concludere.   
   
   
PRESIDENTE. Concluda, allora.   
   
   
SCHIFANI (FI). Ribadisco, ancora una volta, che denunzieremo questo fatto e muoveremo i dovuti passi, perché siamo stati alle regole ed abbiamo accettato il confronto. Stiamo riscontrando, però, come in questa manovra vi sia stato troppo permissivismo nell'ammettere proposte emendative che non andavano dichiarate ammissibili, perché costituiscono un momento di dibattito in finanziaria con crocicchi ed altro, mentre meriterebbero - lo ripeto - un approfondimento nelle sedi istituzionali (le Commissioni giustizia e affari costituzionali, non la Commissione bilancio). (Applausi dal Gruppo FI).   
   
   
MATTEOLI (AN). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ma la prego di essere breve, senatore Matteoli, perché sono già intervenuti altri colleghi del suo Gruppo.   
   
   
MATTEOLI (AN). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché, dopo aver sentito gli interventi prima del senatore Castelli e, ora, del senatore Schifani, vorrei ricordare a quest'Aula che ciò che hanno detto i colleghi risponde al vero nel senso più lato del termine.   
   
Nella precedente legislatura, non soltanto vi è stato un Presidente della Repubblica che non consentiva mai di introdurre norme come queste, ma il collega Nania mi ha ora ricordato un aspetto che, a mio avviso, dovrebbe davvero mettere a tacere definitivamente la questione sulla proponibilità o meno. Il presidente della Camera Casini cancellò dalla finanziaria 17 norme che sicuramente erano più attinenti di queste al testo: il Presidente della Camera dei deputati cancellò 17 degli articoli che aveva presentato il Consiglio dei ministri (nemmeno il Parlamento).   
   
Ora, l'emendamento e la norma al nostro esame non hanno nulla a che vedere con la finanziaria. Se questo serve a trovare una soluzione tra il collega che lo presenta, Manzione, e la maggioranza, per carità, lo possiamo capire politicamente; non possono assolutamente imporci, però, una norma di questo tipo nella finanziaria perché non hanno trovato un altro punto di mediazione.   
   
Collega Finocchiaro, cerchi di trovare un altro punto di mediazione per portare a casa la legge finanziaria e accattivarsi il voto del collega Manzione: non lo faccia attraverso questa norma, che assolutamente non c'entra nulla con la finanziaria. (Applausi dal Gruppo AN e del senatore Malan).   
   
   
PRESIDENTE. Senatore Manzione, quale modifica propone per il suo emendamento?   
   
   
MANZIONE (Ulivo). Signor Presidente, ritengo di accogliere...   
   
   
BIONDI (FI). Signor Presidente, avevo chiesto di parlare!   
   
   
PRESIDENTE. Hanno parlato di nuovo i Presidenti dei Gruppi, non possiamo far intervenire tutti: le regole che ci siamo dati sono queste e lei, senatore Biondi, è già intervenuto su questo punto, sia pur brevemente.   
   
Prosegua pure, senatore Manzione, prego.   
   
   
MANZIONE (Ulivo). Al comma 2 dell'articolo 140-bis, introdotto nell'emendamento, per qualificare l'operato delle Commissioni parlamentari in modo che possano svolgere la loro funzione ed esprimere un parere in maniera più sostanziosa, prevediamo la seguente procedura rafforzata: «le competenti Commissioni parlamentari, che adottano parere con la maggioranza dei tre quinti dei componenti». In questo modo, la scelta della platea dei consumatori viene fatta con la partecipazione consapevole del Parlamento. Subito dopo, nello stesso comma 2, prima delle parole «associazioni di consumatori», sopprimere la parola «ulteriori».   
   
Infine, signor Presidente, proprio perché la procedura di espressione del parere viene rafforzata, recependo la richiesta pervenuta dagli amici di Forza Italia, il comma 3 viene modificato estendendo il periodo divacatio della norma da 180 a 300 giorni.   
   
   
SACCONI (FI). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Senatore Sacconi, ha parlato più di un suo collega.   
   
   
SACCONI (FI). Voglio intervenire sull'ordine dei lavori! Chiedo la parola e ho tutto il diritto di averla!   
   
   
PRESIDENTE. Gliela do.   
   
   
SACCONI (FI). Non è possibile procedere in questo modo su una disciplina così delicata! Chiedo che sia distribuito il testo scritto di questo emendamento come riformulato e che sia concesso il tempo per presentare i subemendamenti, perché pretendo di poter subemendare quel testo! (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC). In nome del diritto! Altrimenti mi dimetto! (Applausi dai Gruppi FI e AN).   
   
   
PRESIDENTE.Dopo una discussione ampia che si è svolta e dopo uno scambio di richieste che vengono anche accettate, voi non potete proporre di nuovo tutte le questioni che sono già state affrontate.   
   
   
SACCONI (FI). Sono un senatore! Basta! Ho diritto di subemendare! Vergogna! Comunisti!   
   
   
BIONDI (FI). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
BIONDI (FI). Signor Presidente, intendo intervenire sull'ordine dei lavori e, se non dovessi parlare sull'ordine dei lavori, ho comunque diritto di parlare in qualità di senatore che vuole esprimersi su un tema così qualificante e, se permettete, per l'esperienza istituzionale e professionale che ho, in qualità di senatore libero che non viene imbrigliato da alcuna opinione che possa sovrastare la sua! (Applausi dai Gruppi FI e AN).   
   
Ho grande rispetto del mio Gruppo e credo di dimostrarlo ogni giorno, anche quando non sono d'accordo, parlando, non facendo finta di assentire, come qualche volta succede.   
   
Il senatore Manzione ha sollevato un problema importante e l'ha motivato anche molto bene. Ma proprio per questo, per quello che ho sentito e per gli argomenti portati poco fa dal senatore Caruso, voglio dichiarare che questa è una norma fuori posto.   
   
Mi permetto, inoltre, di dire che su un problema di questo genere (lo dico a lei, signor Presidente), indipendentemente dai tempi a disposizione, un parlamentare ha diritto di esprimersi perché questo fa parte di quella libertà di coscienza che, senza vincolo di mandato, ogni parlamentare ha il diritto-dovere di esercitare. (Applausi dal Gruppo LNP).   
   
Io non sono contrario alla class action. Credo che essa rappresenti anche una misura che nel campo delle innovazioni può avere un grande significato, contemporaneamente semplificatorio, ma la delicatezza della materia, inserita nel contesto, dovrebbe anche farci considerare l'importanza dei rapporti giuridici.   
   
Ammiro il mio amico Mastella che, con l'ardore del neofita, affronta questi problemi con un'indifferenza biblica. (Applausi dai Gruppi FI e AN). Il Ministro, però, deve sapere che il compito che la Costituzione gli assegna è quello di regolare e garantire il buon andamento della giustizia e non quello di inserirsi nel suo andamento. (Applausi dal Gruppo AN). E il buon andamento della procedura civile ci consente... (Il microfono si disattiva automaticamente. Viene prontamente riattivato).   
   
Senatore Manzione, le pare giusto che noi oggi dobbiamo inserire in questa vicenda, che è di carattere economico e finanziario, un fatto di carattere giuridico che turba la coscienza di chi conosce questa materia e di chi l'ha vissuta per tutta la vita? La prego di fare uno sforzo e di evitare che su questo vi sia non una divisione ma una separazione tra quello che è il diritto, la sua interpretazione e il buon andamento della giustizia nel nostro Paese. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e del senatore Santini. Congratulazioni).   
   
   
PRESIDENTE. Mi rivolgo ai Presidenti dei Gruppi parlamentari e a tutta l'Assemblea. Ieri abbiamo sancito un patto tra gentiluomini, nel rispetto delle regole, e si è detto e accettato che questo lavoro si sarebbe svolto con l'assegnazione di tempi preordinati, finiti i quali ci sarebbe stato il dovere di votare. Non ci sono altre cose. I tempi sono stati stabiliti; i Capigruppo li hanno condivisi; sono stati comunicati all'Aula in maniera efficace e tutti hanno il dovere di rispettare quella decisione che consente di gestire i lavori di un'Aula parlamentare!   
   
Quindi, mi attengo a questo ed ora è il momento della votazione, colleghi, altrimenti non si governano più le istituzioni parlamentari! Cari senatori, questo è il punto. (Proteste dai Gruppi FI e AN. Vivaci proteste del senatore Sacconi. Il senatore Schifani fa cenno di voler intervenire).   
   
   
PRESIDENTE. Senatore Schifani, non le potrei dare nuovamente la parola, tuttavia ha facoltà di intervenire, anche se la invito ad essere brevissimo. Risponda anche alla mia sottolineatura, alla decisione da me proposta.   
   
   
SCHIFANI (FI). Signor Presidente, le ricordo che il nostro accordo prevede la possibilità di votare la finanziaria anche domani mattina e che la proposta della maggioranza era questa (Applausi dal Gruppo FI). Soltanto l'opposizione, per spirito di collaborazione, ha previsto che nel calendario dei lavori venisse introdotta la possibilità della seduta di domani, perché la proposta Salvi prevedeva Aula per domani mattina e domani pomeriggio.   
   
Detto questo ad onor di verità, preciso che noi siamo per il rispetto delle regole e le regole valgono per tutti. La proposta era quella di arrivare a votare la finanziaria domani, quindi la prego, Presidente, di rispettarla. Capisco il suo richiamo alle regole: le regole le conosciamo e le stiamo rispettando.   
   
Ci troviamo ora a votare su una proposta, a mio avviso, strutturalmente innovativa per il nostro ordinamento. Non possiamo assistere in questi momenti a crocicchi intorno ai quali si creano modifiche di emendamenti che prevedono novità sostanziali per il nostro sistema, presentazioni di modifiche del relatore rispetto alle quali chiediamo il termine per subemendare! (Applausi dal Gruppo FI). Infatti, abbiamo il diritto di poter intervenire sulle proposte che il relatore e la maggioranza vengono a fare tra i banchi di quest'opposizione! (Applausi dai Gruppi FI e AN). Siamo il Parlamento e non un'assemblea di condominio! Presidente, abbia rispetto anche lei dei nostri diritti! (Applausi dal Gruppo FI).   
   
Stiamo votando norme che meritavano di essere affrontate in Commissione giustizia e in Commissione affari costituzionali, non in finanziaria! (Applausi dal Gruppo FI). Ci auguriamo che il Capo dello Stato ci stia ascoltando, perché il richiamo del Capo dello Stato era a non ricorrere al voto di fiducia e noi lo abbiamo accolto: siamo qui oggi, anche di giovedì, e siamo pronti a lavorare anche domani, senza ostruzionismo. Tuttavia, il richiamo del Capo dello Stato era anche ad una manovra finanziaria sobria e non infarcita di norme che non hanno a che fare con la finanziaria! (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Stracquadanio).   
   
Lei si deve assumere le sue responsabilità, Presidente. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Saia. Congratulazioni).   
   
   
PRESIDENTE. Cerchiamo di essere chiari. Si era stabilito di lavorare oggi ordinatamente, in due sedute. In ogni caso, come ho comunicato in Aula, anche a nome vostro, l'Assemblea del Senato, se necessario, sarebbe stata convocata anche venerdì 16 novembre alle ore 9,30 per lavorare a seguire, con la potestà della Presidenza di armonizzare i tempi.   
   
   
SCHIFANI (FI). Votiamo domani!   
   
   
PRESIDENTE. Domani è possibile lavorare, ma è stato detto "se necessario".   
   
Il problema qui è un altro. Voi avete avuto il testo dell'emendamento 53.0.200 (testo 3), che non è stato modificato; oggi è stato proposto un ritocco sulla base del dibattito che ha coinvolto maggioranza e opposizione.   
   
   
STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). No! Non è vero!   
   
   
SACCONI (FI). No!   
   
   
PRESIDENTE. Inoltre, l'impegno di ieri era di arrivare ordinatamente al voto. Questa è una forma assoluta di ostruzionismo.   
   
Per quanto riguarda l'ammissibilità o meno dell'emendamento, anche il sottoscritto dalla finanziaria ha tolto 15 articoli. (Commenti del senatore Schifani). La decisione sulle inammissibilità non spetta a lei, senatore, ed è stata presa!   
   
Ora stiamo votando un emendamento su cui si discute da molto tempo e sul quale tutti i Gruppi sono intervenuti. Vi richiamo, pertanto, al riguardo, ad un'assunzione di responsabilità. (Commenti del senatore Buccico).   
   
   
LEGNINI, relatore. Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
LEGNINI, relatore. Signor Presidente, sulle proposte di modifica formulate verbalmente dal senatore Manzione, limitate ma significative, come lei ha fatto giustamente rilevare, anch'io sottolineo che esse recepiscono precise indicazioni del senatore Vegas e dell'opposizione.   
   
   
STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Non si fa così, non è questa la procedura!   
   
   
PRESIDENTE. Colleghi, fate parlare il relatore, per favore.   
   
   
LEGNINI, relatore. Esse recepiscono proposte delle opposizioni. Non solo, ma con l'introduzione della maggioranza qualificata nelle Commissioni, si dà la possibilità, alle opposizioni, di codecidere l'elenco delle associazioni. Le opposizioni non vogliono che questa attività emendativa irrituale, ma limitatissima, venga effettuata? Invito allora il senatore Manzione a ritirare queste proposte. Se invece l'opposizione ragionevolmente ritiene che le sue proposte possano essere accolte, allora si può dare ingresso con molta tranquillità a queste norme nel testo.   
   
Ricordo ancora, signor Presidente, che questo emendamento è stato presentato, come era ovvio che fosse, all'inizio del percorso: se ne poteva discutere, e se n'è discusso, in parte, in Commissione bilancio e se n'è già discusso in un'altra fase nel dibattito in quest'Aula.   
   
Non solo, ma vorrei ricordare ai presidenti Castelli e Schifani, a proposito dell'inappropriatezza dello strumento, che nella passata legislatura due riforme, quelle sì epocali, storiche, enormi (quelle del diritto fallimentare e del processo civile) sono state disposte con il decreto‑legge competitività, introducendo in Commissione norme di portata enorme. (Applausi dal Gruppo Ulivo. Vive proteste dei senatori Novi, Pastore e Schifani). Il Ministro della giustizia era il senatore Castelli. Furono introdotti pezzi di riforma del processo civile e l'intera riforma della legge fallimentare in sede di Commissione e fu posta la fiducia su quel decreto. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE e Aut. Proteste dal Gruppo FI).   
   
   
PRESIDENTE. Tra le richieste di intervento ho due Capigruppo.   
   
Con la sottolineatura di un richiamo alle decisioni assunte ieri anche riguardo ai modi di portare avanti il nostro lavoro, do la parola al senatore Matteoli, per cercare di chiarire definitivamente questo problema, perché il dibattito c'è stato ed è stato amplissimo.   
   
   
BUCCICO (AN). Non è vero!   
   
   
MATTEOLI (AN). Signor Presidente, il fatto che lei abbia tolto 15 norme dalla finanziaria e che abbia deciso di non togliere questa norma, per carità, è una decisione che io rispetto, ma mi consenta di dire che chiunque, qualsiasi senatore, può esprimersi anche in dissenso rispetto a questa sua decisione.   
   
Ma a prescindere da questo, lei poc'anzi ha scatenato questo dibattito, perché ha detto: «Ora basta, passiamo al voto». Gradirei allora capire quale testo lei metta ai voti, perché il testo che è entrato in Aula quest'oggi è stato emendato dal senatore Manzione; ma allora, se è stato emendato, con tutto il rispetto...   
   
   
PRESIDENTE. Non è stato emendato: c'è una proposta che io non so se passerà o no. Mi scuso per l'interruzione: non la interromperò più.   
   
   
MATTEOLI (AN). Signor Presidente, mi scusi, ma il relatore ha detto che è stato emendato sulla base di una richiesta del senatore Vegas. Per carità, io stimo molto il senatore Vegas, ma se il testo viene emendato, io ho il diritto di presentare un subemendamento e quindi ho bisogno del tempo necessario a farlo. (Applausi dal Gruppo FI). Se invece viene posto in votazione il testo originale, quello del senatore Manzione, certamente l'argomento è diverso, ma resta il fatto - e vogliamo denunciarlo con forza - che questa norma non c'entra assolutamente niente.   
   
Vorrei poi invitare il relatore ad essere corretto, nel dire le cose: ha espresso prima un parere e poi un altro parere. Non mi faccia dire una cosa antipatica, perché altrimenti, in questo dibattito, si finirà col rivalutare i magliari, perché qui c'è un comportamento molto simile, che non mi piace assolutamente. (Applausi dai Gruppi AN e FI).   
   
Il relatore ed il Governo ci devono dire se accettano la modifica del testo perché, se è così, noi abbiamo non il diritto ma il dovere, come senatori, di esaminare la possibilità di presentare subemendamenti. Questo ce lo deve concedere, perché non vorrei che tutto questo, passasse anche come un precedente veramente antipatico.   
   
Questo ce lo deve concedere, perché non vorrei che oltretutto si configurasse come precedente veramente antipatico.   
   
È possibile - il Ministro sa con quale spirito lo dico - che su un argomento giuridico come questo abbiamo in Aula il Ministro e il Sottosegretario alla giustizia e non sentono assolutamente il bisogno di esprimere il loro parere a nome del Governo?   
   
Questo è inaccettabile e offensivo nei confronti dell'Aula parlamentare. Non è possibile accettare tutto questo, signor Presidente. (Applausi dai Gruppi AN, FI e LNP).   
   
   
PARAVIA (AN). Il Governo non può parlare, perché ha molte opinioni diverse!   
   
   
D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
D'ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, per qualche aspetto non immaginavo di aver concorso a suscitare un dibattito di questa intensità.   
   
Ritengo che molti colleghi, anche del centro-sinistra, non hanno partecipato al grande dibattito, pur capendo che si tratta di una questione di estrema rilevanza, e non mi meraviglierei se qualcuno di loro avesse opinioni diverse da quelle del Governo, perché è una materia di straordinario significato.   
   
Chiedo al collega Manzione, se a questo punto non ritiene - nell'interesse dell'idea meritevole che ha avuto - di non esporre al rischio di una bocciatura questo emendamento, perché in quest'Aula il rischio c'è, non come rischio politico di maggioranza e di opposizione ma come rischio specifico di ordinamento. Se i colleghi voteranno ognuno secondo come la pensa, non so cosa succederà, ma la bocciatura dell'emendamento comporterebbe il fatto che per sei mesi non se ne può più parlare, compreso la Commissione giustizia dove stiamo per votare il nuovo ordinamento processuale civile.   
   
Mi sono esposto pubblicamente nel dire che nel caso il senatore Manzione avesse accettato le proposte di modifica avremmo votato a favore. Non si è trattato di proposte di maggioranza o di opposizione: ho inteso dire che sostanzialmente, poiché si costruisce un nuovo diritto ad agire nel processo civile, tutti i soggetti - ripeto, tutti, i vecchi e i nuovi - devono essere legittimati sulla base di un voto a tre quinti della Commissione parlamentare di merito perché ovviamente è un nuovo diritto che si viene a costruire. Sono favorevole a riconoscere questo nuovo diritto, ma ho la preoccupazione che, in caso di bocciatura, non sia più possibile farlo neanche nella Commissione giustizia della quale faccio parte.   
   
Per questo, contraddicendo l'atteggiamento che ho assunto qualche minuto fa, lo dico con un senso di pudore e forse con un pizzico di vergogna politica, inviterei il Gruppo ad astenersi su questo emendamento, non a votare a favore o contro. Vogliamo mantenere infatti la libertà d'azione del Parlamento ad occuparsi di tale tematica, non vogliamo correre il rischio astenendoci, poiché al Senato per circostanze storiche l'astensione vale voto contro, di concorrere ad affossare un provvedimento nel quale crediamo.   
   
Il Gruppo è costretto ad astenersi in questo caso per evitare di aver dato luogo ad una vicenda di estrema violenza in Parlamento. Noi non siamo portatori della cultura della violenza in Parlamento, siamo portatori della cultura dell'unità nazionale sui princìpi di fondo. La nostra è un'astensione politica sull'emendamento e non vorremmo che, valendo per ragioni procedurali al Senato come voto contrario, diventasse l'occasione per affondare una norma nella quale crediamo.   
   
Per questo chiedo al collega Manzione, proprio perché apprezziamo il fatto che è stato protagonista di questa idea, se non voglia ritirare l'emendamento in modo da consentire al Parlamento di occuparsi della questione in modo adeguato. Mi prendo personalmente tutte le beghe del Gruppo del quale faccio parte perché l'esame di questa norma venga calendarizzato presto in Commissione giustizia, dove abbiamo già da votare il nuovo ordinamento processuale civile, che non contempla la class action, la quale potrebbe essere oggetto di un emendamento comune in modo che venga votato in quella sede da tutti. (Applausi dal Gruppo UDC e dei senatori Biondi e Straquadanio).   
   
In questo senso, in Aula chi è contro voti contro tale norma, ma voglio evitare che votare contro astenendoci surrettiziamente significhi affossarla. Mi preoccupo di questo, non vorrei aver dato vita ad un'occasione di questo tipo, vorrei evitare che su questo si giocasse una partita di maggioranza e di opposizione perché è una partita di civiltà giuridica.   
   
Chiedo scusa se ho concorso a dare un'impressione diversa, mi dispiace di aver detto una cosa diversa alla collega Finocchiaro e al collega Manzione: la modifica che ho proposto non era un emendamento dell'opposizione, ma il tentativo di ripristinare in termini di diritto positivo un fatto nuovo.   
   
Mi auguro che il collega Manzione saggiamente ritiri il suo emendamento. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Malan).   
   
   
FINOCCHIARO (Ulivo). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Presidente, io invece ringrazio il presidente D'Onofrio, ma ringrazio anche tutti i colleghi per la passione che hanno manifestato rispetto a questo emendamento, che coglie, come tutti hanno detto, una questione centrale.   
   
Una riflessione forse toccherebbe a ciascuno noi sul fatto che molte questioni che ognuno di noi ritiene centrali viaggiano tra le Aule del Parlamento per dieci o quindici anni senza che venga mai il momento di affrontarle. È una riflessione che riguarda l'Italia, la politica italiana, le difficoltà della decisione, la crisi della decisione, che è una delle curvature del modo con cui tutti noi, nelle Aule parlamentari, affrontiamo nodi cruciali per il Paese e per la sua modernizzazione.   
   
Vorrei ribadire alcune cose, non per essere pedante, ma proprio perché ho apprezzato, non soltanto nei colleghi dell'UDC, ma anche negli interventi degli altri colleghi - come dicevo - questa passione e questa tensione verso l'argomento.   
   
Voglio ricordare che noi non parliamo di un testo inedito. Noi parliamo di un testo inedito che uscì dalla Camera dei deputati, lo ha ricordato il collega Manzione, con una votazione straordinariamente favorevole: era il Governo Berlusconi; per il Governo espresse parere favorevole il sottosegretario Vietti; l'onorevole Ranieri, a nome dell'UDC, espresse parere favorevole; gli altri Gruppi non si è espressero perché, ricordo bene, come lo ricorda la senatrice Magnolfi, fu una di quelle votazioni che arriva a tardissima mattinata, quando ormai tutti hanno l'aereo o il treno da prendere, quindi si vota e si scappa via; su 445 votanti i voti favorevoli furono 437.   
   
Era un testo, mi permetta presidente Biondi, non è per metterla in difficoltà, che lei votò favorevolmente. Quindi è un testo che il Parlamento ha già conosciuto e esplorato, con un lavoro molto lungo in Commissione giustizia al quale partecipò molto attivamente, lo ricordo bene, l'onorevole Sergio Cola, dando un contributo importante, perché aveva presentato una proposta di legge analoga.   
   
Ora questo testo viene qui in discussione. E su questo testo si è sviluppata in quest'Aula un'intelligenza, naturalmente presidente Schifani, non perché ce ne sia una perversa e trasversale, ma perché c'è una positiva capacità di capire le cose importanti e di dare un minimo di contributo, con i colleghi dell'UDC, che tra l'altro hanno suggerito modifiche che hanno accolto i rilievi critici che qui sono stati espressi, non da loro stessi, ma dal collega Vegas, con la richiesta di un termine più lungo per l'armonizzazione con la disciplina europea, e da molti altri colleghi, che ritenevano necessario un vaglio molto serio sulle associazioni alle quali viene dato il diritto di azione collettiva. Considero tutto questo un bene prezioso ed esprimo il mio parere personale.   
   
Ovviamente, come sempre, mi rimetto integralmente al parere della Presidenza e non voglio con questo offendere il collega Matteoli, ci mancherebbe altro. Sono delle modifiche tutte garantiste rispetto alla critica e che in nessun modo travolgono il testo. Al contrario, restringono l'ambito dei soggetti che sono già autorizzati, anzi eliminano l'ambito delle associazioni già autorizzate per legge - perché l'osservazione che mi è stata fatta dal presidente D'Onofrio è preziosa - quindi le Commissioni parlamentari con la maggioranza dei tre quinti vaglierebbero tutte le associazioni, anche quelle che già fanno parte del consiglio nazionale, per stabilire se abbiano o meno i criteri per essere titolari del diritto di azione collettiva. Il termine dei 300 giorni è stato accolto.   
   
Francamente, non credo che questo sconvolga il testo. Caso mai lo declina in una versione rispettosa dei pareri critici espressi in quest'Aula. Lo dico per due ordini di ragioni. Il primo perché vorrei evitare, per davvero, che questa questione diventasse il casus belli nella giornata. Non mi pare francamente proprio il caso.   
   
Ascriverei quest'ora di dibattito tra quelle positive piuttosto che negative. Il secondo, per esprimere il mio dissenso rispetto all'opinione espressa dal senatore Matteoli che sostiene la necessità di andare all'assegnazione dei tempi per la presentazione di subemendamenti, perché in nessun modo cambia il senso, il contenuto, il valore, il fine di quella norma.   
   
Voglio evitare che ciò diventi un casus belli, dopodiché il senatore Manzione ha la disponibilità dell'emendamento e so che sceglierà con la saggezza maggiore possibile in un momento come questo. Mi premeva però dire queste cose perché abbiamo di fronte riforme rispetto alle quali il tentativo di strumentalizzazione va rifuggito come la peste. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).   
   
   
MATTEOLI (AN). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
MATTEOLI (AN). Signor Presidente, c'è stato un dibattito vero che non ritengo possa servire a modificare la nostra opinione ma certamente a comprendere lo spirito che ha indotto il collega Manzione a presentare questo emendamento. Le nostre riserve restano intatte, non vogliamo modificare nulla di ciò che abbiamo detto, anzi, rivendichiamo il fatto che il senatore Caruso per primo, l'altro giorno, ha evidenziato l'assoluta incompatibilità di questo provvedimento nell'ambito della finanziaria. Allo stesso modo, confermiamo l'intervento del senatore Buccico, che a mio avviso ha illustrato molto bene i motivi del nostro voto contrario a questo emendamento.   
   
Il dibattito però ha creato anche una situazione di grande interesse. Ho davvero apprezzato l'intervento molto sentito del collega D'Onofrio, un intervento di chi affronta problemi di questa natura non soltanto con la testa ma anche con il cuore. Il Gruppo di Alleanza Nazionale ritiene pertanto di adeguarsi a quanto detto dal collega D'Onofrio con un voto di astensione. Restano ovviamente in piedi tutti i motivi del nostro dissenso per il fatto che si sia inserito il provvedimento in questa finanziaria e i motivi che hanno indotto il collega Buccico a dire quello che ha detto.   
   
Gradirei sapere però in maniera definitiva, signor Presidente, su quale testo dobbiamo esprimere il nostro voto di astensione, perché ancora non mi è chiaro. Comunque, Alleanza Nazionale esprimerà un voto di astensione.   
   
   
SCHIFANI (FI). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
SCHIFANI (FI). Signor Presidente, ho apprezzato molto l'intervento del collega D'Onofrio che ha posto un tema serio che trova conferma in una circostanza che probabilmente i più in quest'Aula conoscono.   
   
Riagganciandomi dunque alle riflessioni del collega D'Onofrio, riprese anche da molti Capigruppo del centro-destra, sull'inopportunità di introdurre una norma del genere in finanziaria senza un dibattito nelle sedi proprie, volevo sottolineare che la Camera dei deputati, il 7 novembre di quest'anno, quindi pochi giorni fa, ha già adottato in Commissione giustizia il testo base sulla class action (relatore dell'Ulivo, onorevole Maran, che ha già espletato le audizioni).   
   
Quindi, la Camera dei deputati, nella sede propria, ha attivato già un processo legislativo ortodosso, compiuto, attuale alle esigenze della vicenda; motivo di più da parte del Gruppo Forza Italia per associarsi alla proposta di esprimere un voto di astensione avanzata dal senatore D'Onofrio.   
   
Infatti, al di là del merito della questione, occorre studiare gli aspetti giuridici della vicenda e credo che la sede migliore non possa che essere la Commissione giustizia. È stata la Commissione giustizia della Camera ad affrontare il tema, ma avrebbe potuto essere quella del Senato: non facciamo gare a rincorrerci. Massimo rispetto nei confronti dell'altro ramo del Parlamento che sta lavorando, è andato avanti nell'iter legislativo con l'adozione di un testo base. Vi è un relatore, le audizioni sono state espletate e sicuramente si è in fase di approvazione degli emendamenti.   
   
Anch'io condivido l'esigenza che l'Aula ripensi alla procedura di voto e all'opportunità di fermarsi, per fare in modo che il percorso possa essere attivato nelle sedi proprie. (Applausi dal Gruppo FI).   
   
   
PRESIDENTE. Senatore Manzione, le chiedo di rispondere alla domanda precisa su quale sia il testo dell'emendamento che possiamo porre in votazione.   
   
   
MANZIONE (Ulivo). Signor Presidente, se la Presidenza ritenesse di accettare come una mera riformulazione la proposta che mi sono permesso di illustrare precedentemente, sarei felicissimo di accogliere le richieste giuntemi dall'opposizione, alcune delle quali condivido e che, anzi, mi tranquillizzano, perché sono ragionevoli e ci danno modo di stemperare ogni problema, di acquisire un percorso che tranquillizza complessivamente non solo noi, ma le istituzioni e il Paese nel quale il sistema si inserisce. Quindi, la mia disponibilità è totale.   
   
Potrebbe accadere anche che non ci sia da parte della Presidenza la disponibilità a valutare il testo, così come riformulato secondo le richieste dell'Aula. Capisco il momento particolare; faccio anch'io politica da tanto tempo e comprendo che in momenti come questi, per eventi che accadono anche fuori da quest'Aula, è giusto che si cerchi di tenere alta la tensione, anche più di quanto la capacità di misurarsi concretamente nel merito delle vicende meriterebbe.   
   
Sono stato felice di accettare un contraddittorio che sicuramente mi ha arricchito, ma - ripeto - se la Presidenza ritenesse che quelle riformulazioni, provenienti dall'opposizione, che ho ritenuto di dover proporre all'Aula, determinino altri problemi per l'approvazione complessiva della manovra, sarei purtroppo costretto a rimettermi alle sue decisioni. In quel caso, con dispiacere, sarei tenuto a non accettare le proposte dell'opposizione che pur condividevo, se rappresentano uno strumento per ritardare ancora di più i nostri lavori. Se così fosse, Presidente, pur ringraziando il senatore D'Onofrio e gli altri colleghi che hanno cercato di incanalare la discussione in un alveo di civiltà e di composto confronto, chiederei all'Aula di votare il testo originario, così come da me proposto, affinché nessun problema di addizione - così come era stata richiesta, anche se bonaria e benefica - potrà determinare ulteriori lungaggini.   
   
In questa decisione mi rimetto alla Presidenza; ritengo che le riformulazioni che i colleghi mi hanno proposto arricchiscano il testo senza modificarlo, ma se vi fossero problemi, mi permetto di chiedere che si voti il testo originario.   
   
   
PRESIDENTE. Senatore Manzione, il suo mi pare un discorso chiaro e comprensibile. Vorrei sapere se le modifiche sono considerate riformulazioni accettabili. Se vengono sollevate obiezioni, non ho bisogno di molto tempo per decidere, perché proprio non vorrei fare forzature. Propongo dunque di mettere in votazione la primitiva formulazione del senatore Manzione.   
   
   
SACCONI (FI). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
SACCONI (FI). Presidente, prima avevo chiesto...   
   
   
PRESIDENTE. Siamo in una fase successiva. La prego di intervenire su questo.   
   
   
SACCONI (FI). Signor Presidente, intervengo costruttivamente e vedo che lei è molto attento anche al merito di quanto si dice. Vorrei dichiarare che rinuncio a chiedere ciò che ritengo un diritto del singolo e dei Gruppi parlamentari, cioè la possibilità di subemendare un nuovo testo. Mi preme dirlo perché voglio confermare questo principio che è contenuto nel nostro Regolamento; tuttavia, apprezzate le circostanze, per mia parte, proprio perché avevo chiesto di potere esercitare tale diritto di subemendare, vi rinuncio.   
   
Nell'occasione, preannuncio di votare in dissenso dal mio Gruppo, come già avevo fatto inizialmente, dichiarandomi contrario al testo primitivo, perché, pur apprezzando la novità dei 300 giorni - questa sì più sostanziale - rimango assolutamente indifferente al parere rafforzato che non risolve il problema della selezione delle associazioni abilitate; sarebbe necessaria una norma sui criteri di rappresentatività dei pareri. Sappiamo tutti il peso che inevitabilmente e relativamente hanno. (Applausi del senatore Morando).   
   
   
MATTEOLI (AN). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
MATTEOLI (AN). Signor Presidente, se il testo che viene messo in votazione è quello originario, nulla da dire; se viene messo in votazione il testo emendato, noi vogliamo esaminare la possibilità di proporre emendamenti.   
   
   
PRESIDENTE. Se l'Assemblea non è completamente d'accordo, passiamo alla votazione sul testo originario del senatore Manzione.   
   
   
GRILLO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.   
   
   
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.   
   
   
GRILLO (FI). Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio Gruppo e avevo chiesto di parlare da un po'. Mi deve consentire, dopo 20 anni di permanenza nelle Aule parlamentari, di dover registrare che questa sera compiamo un atto che prima d'ora non si è mai verificato: una materia così complessa, delicata, con potenzialità di effetti devastanti viene affrontata e risolta all'interno di un dibattito che, certo, è stato molto interessante. Do, infatti, atto al senatore Manzione di aver fatto una proposta apprezzabile; riconosco che il problema esiste; so per certo che questa norma non è importata dal diritto sovietico ed è stata introdotta nel sistema americano.   
   
Si dà il caso, però, che in America in questo momento stanno ridiscutendo la class action perché hanno scoperto che questa norma (che gli americani hanno introdotto 20 anni fa) in questo nobile Paese fa soprattutto e soltanto gli interessi degli avvocati.   
   
Detto questo, ricordo nel mio Paese, in questo Parlamento, tutte le riforme che hanno toccato il sistema economico finanziario sono state approvate sempre all'unanimità. Ricordo a questo proposito le normative sulle società di intermediazione mobiliare (SIM), quella sull'insider trading, la normativa antitrust, l'antiriciclaggio, le disposizioni sulle offerte pubbliche di acquisto (OPA).   
   
Trovo pertanto assurda questa forzatura e faccio appello ai moderati di quest'Assemblea affinché ripensino le loro posizioni per non commettere questo errore, anche perché, come hanno detto bene il senatore Manzione e il senatore Legnini, questa norma deve essere integrata con l'ordinamento, perché non è omogenea al nostro ordinamento. Inoltre, l'Unione Europea deve ancora emettere una direttiva: perché non possiamo aspettare questa direttiva? Perché vogliamo prendere questa decisione così affrettata?   
   
Credo, quindi, di dover esprimere il mio voto contrario su questo emendamento.   
   
   
ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Domando di parlare per un annuncio di voto.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Adottare la class action è una scelta positiva; rischiamo, però, di far sfumare la buona occasione che avevamo, adottando un provvedimento non adeguato. Ci sono rilievi da parte di Greenpeace Italia, WWF Italia, Legambiente, Comitato sopravvissuti del Vajont, Associazione italiana familiari e vittime della strada ONLUS, «Comitato 8 ottobre per non dimenticare», «Associazione disastro aereo Capo Gallo», Telefono Blu, SOS consumatori, Telefono rosa, Telefono rosa internazionale, Telefono antiplagio, Comitato cittadinanza attiva ambiente e legalità, FedeRisparmiatori, Comitato risparmiatori e piccoli azionisti BIPOP-CARIRE - concludo subito, capisco il nervosismo - Giovani dell'Italia dei Valori, FALBI (Federazione autonoma lavoratori Banca d'Italia), CONSOB, Antitrust, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom), UIC (Ufficio italiano cambi), Società italiana degli autori ed editori (SIAE), Telefono Azzurro ONLUS, Associazione politrasfusi italiani (Api), Associazione italiana trapiantati di fegato ONLUS (AITF), Usicons, Associazione Unione sindacale italiana (USI). Tali associazioni dicono che questo provvedimento è inadeguato, che non si può dare il diritto a 15 associazioni che hanno dichiarato di avere 30.000 iscritti; mi piacerebbe poi vedere un'indagine su questi iscritti (Applausi dai Gruppi FI e AN); che non si può....   
   
   
PRESIDENTE. Senatore, concluda, sta finendo il suo tempo.   
   
   
ROSSI Fernando (Misto-Mpc). Se lei è stanco, perché non cede la Presidenza a Calderoli?   
   
   
PRESIDENTE. Non sono stanco, stia tranquillo.   
   
   
D'ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
D'ONOFRIO (UDC). Chiedo scusa se intervengo ancora per qualche secondo, ma le modifiche che avevo indicato al collega Manzione le consideravo e le considero radicalmente innovative ed è la ragione per la quale mi sono permesso di dire che il testo originario comporta il rischio di una bocciatura sul tema, mentre le modifiche inviterebbero il presentatore dell'emendamento a ritirarlo per consentire che il tema venga salvaguardato.   
   
Se il collega Manzione continua ad insistere sul testo originario, anche se certamente può farlo, correndo il rischio della bocciatura, vuol dire che le proposte di modifica radicale che ho indicato non le considera così passionalmente importanti da preferire il ritiro dell'emendamento anziché il rischio della bocciatura. Continuo a dire che è meglio il ritiro dell'emendamento anziché il rischio della bocciatura. Pertanto, la nostra astensione nel primo caso comporta il rischio della bocciatura e nel secondo, con il ritiro dell'emendamento, non comporta alcun rischio.   
   
   
CARUSO (AN). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
CARUSO (AN). Signor Presidente, siccome ho già sentito il senatore Legnini, anzi il professor Legnini che in quest'Aula si è aggiunto al professor Morando, e non voglio sentire adesso pure il senatore Garraffa, volevo ricordare che, come mi è capitato altre volte nella mia vita parlamentare, il mio voto in dissenso, precedentemente annunciato, è diventato un voto in consenso perché il Gruppo Alleanza Nazionale ha modificato la propria indicazione come indicato dal senatore Matteoli.   
   
Quindi, l'intero Gruppo voterà astenendosi, ma non per questo io sarò in violazione dell'annuncio dato. Peraltro, credo molto nella vita di Gruppo per cui sono quelle occasioni che mi ripagano di grande soddisfazione rispetto alle cose che ho sentito dai colleghi.   
   
   
FRANCO Paolo (LNP). Domando di parlare.   
   
   
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.   
   
   
FRANCO Paolo (LNP). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.   
   
   
PARAVIA (AN). Manca il parere del rappresentante del Governo.   
   
   
PRESIDENTE. Ha ragione, senatore Paravia.   
   
Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento in esame.   
   
   
SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole.   
   
   
GRAMAZIO (AN). Poteva esprimerlo anche il Ministro.   
   
   
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Franco Paolo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.   
   
(La richiesta risulta appoggiata).   
   
      
Votazione nominale con scrutinio simultaneo   
   
   
PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, il procedimento elettronico, dell'emendamento 53.0.200 (testo 3), presentato dai senatori Manzione e Bordon.   
   
Dichiaro aperta la votazione.   
   
(Segue la votazione).   
   
   
   
Il Senato approva. (v. Allegato B).   
   
      
   
   
   
Accantonata l'introduzione della class action in Italia. L'emendamento sull'azione legale collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, proposto dai senatori Roberto Manzione e WillerBordon, è stato accantonato per i numerosi dubbi sorti nel corso della discussione in aula. La proposta di accantonamento è stata avanzata dal senatore di Forza Italia Maurizio Sacconi ed è stata approvata dopo che il Guardasigilli Clemente Mastella si è rimesso al giudizio dell'aula, manifestando qualche perplessità sull'inserimento della norma in Finanziaria. «Una finanziaria non può interessarsi di tutto», ha detto Mastella, pur sottolineando che «la class action è uno strumento importante per il cittadino". L'emendamento Manzione - Bordon introduce l'articolo 53-bis nel testo della manovra. Il testo, in particolare, prevede l'aggiunta dell'articolo 140-bis al Codice del consumo.      
   
Le associazioni di consumatori e utenti possono richiedere singolarmente o collettivamente al tribunale del luogo dove ha la residenza il convenuto, la condanna al risarcimento dei danni e la restituzione delle somme dovute direttamente ai singoli consumatori o utenti, in conseguenza di atti illeciti commessi nell'ambito di rapporti giuridici relativi ai contratti di adesione, di atti illeciti extra contrattuali, di pratiche commerciali illecite e di comportamenti anticoncorrenziali, messi in atto da società fornitrici di beni e servizi nazionali e locali, sempre che ledano i diritti di una pluralità di consumatori o utenti. Un decreto del ministero della Giustizia , di concerto con il ministero per lo Sviluppo economico, sentite le commissioni parlamentari competenti, individuerà associazioni di consumatori e soggetti portatori di interessi collettivi legittimati ad agire nell'azione collettiva risarcitoria.      
   
Roma, 15 novembre 2007 - Con 161 sì e 157 no arriva il via libera di palazzo Madama alla Finanziaria. Per la prima volta da cinque anni la manovra economica viene approvata senza ricorrere alla fiducia (l'ultima volta è stato nel 2002). Ed è avvenuto al Senato dove in questa maggioranza gli equilibri sono più instabili. Su oltre 715 votazioni soltanto due volte Unione e esecutivo hanno tremato: un emendamento di An sui fondi alla ricerca e uno di Forza Italia sul processo di razionalizzazione del Tesoro. Ma la maggioranza ha comunque retto bene l'urto, evitando la tanto attesa 'spallata' annunciata e auspicata dall'opposizione.   
Il passaggio in Senato ha arricchito la manovra, da oltre 11 miliardi, di molte novità. Arriva, ma per miracolo, nell'ordinamento italiano la 'class action'. L'azione collettiva risarcitoria a favore dei consumatori è stata approvata, infatti, per un errore di voto del senatore azzurro, Roberto Antonione.   
Sì all'introduzione della class action in Italia. Una norma così importante che passa per un errore del senatore di Forza Italia Roberto Antonione. Il via libera dell'aula di Palazzo Madama arriva dopo una discussione animatissima con 158 sì, 40 no e 116 astenuti. Antonione sbaglia a votare e scoppia in un pianto irrefrenabile. «Con la confusione che c'era mi sono sbagliato e ora sto pensando addirittura se non sia il caso di dimettermi dal mandato...». Si dispera il senatore: «Saremmo stati pari, e per un voto, il mio, invece è passato». Senza errore sarebbe stato 157 a 157. Al Senato, infatti, le astensioni valgono come voti contrari. Al centrosinistra sono mancati tre voti: oltre a quello di Dini, anche quelli di Barbieri e Rossi. L'emendamento introduce nella Finanziaria l'articolo 53-bis, che istituisce e disciplina in Italia l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Manzione esulta in aula con le braccia in alto a pugni chiusi, come un centravanti saluta i tifosi dopo aver segnato un goal. «È una riforma epocale - dice il relatore alla Finanziaria Giovanni Legnini (Ulivo) - che ci avvicina all'Europa e agli altri Paesi evoluti».   
   
L'articolo introduce nel Codice del Consumo (Dlgs 206/2005) l'articolo 140-bis, tutto dedicato all'azione collettiva risarcitoria. Le associazioni dei consumatori e degli utenti possono richiedere singolarmente o collettivamente al tribunale del luogo ove ha la residenza il convenuto, la condanna al risarcimento dei danni e la restituzione delle somme dovute direttamente ai singoli consumatori interessati, in conseguenza di atti illeciti. Un decreto del ministreo della Giustizia , di concerto con quello dello Sviluppo economico, sentite le commissioni parlamentari, individuerà le ulteriori associazioni di consumatori, investitori e gli altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati ad agire. La definizione del giudizio rende improcedibile ogni altra azione ai sensi dell'articolo in esame nei confronti degli stessi soggetti e fattispecie. L'articolo precisa che in caso di soccombenza, anche parziale, del convenuto, lo stesso é condannato al pagamento delle spese legali. In ogni caso, il compenso dei difensori del promotore dell'azione collettiva non può superare l'importo massimo del 10 per cento del valore della controversia. Le disposizioni diventano operative dopo 180 giorni dall'entrata in vigore della Finanziaria (che ogni anno entra in vigore il 1° gennaio).   
   
Mentre si discute l'emendamento Manzione-Bordon in aula scoppia la bagarre. Forte scambio di battute tra il presidente del Senato Franco Marini e il capogruppo azzurro Renato Schifani nella concitata fase della contestazione da parte Cdl della class action. Marini ha ricordato che ieri «avevamo fatto un patto tra gentiluomini e ci si è accordati che i lavori si sarebbero svolti in modo ordinato per consentire la chiusura stasera». Schifani ha replicato: «il nostro accordo era che si votasse anche domani mattina, noi avevamo chiesto questo». Per Marini, però, si tratta di una «forma di ostruzionismo».   
   
Forza Italia non ci sta a introdurre la class action in finanziaria. Quando il presidente Marini annuncia che «adesso si passa al voto», si alza nell'emiciclo qualche fischio dai banchi dell'opposizione. Tutti in piedi, dai banchi azzurri, a protestare. Il più convinto, Maurizio Sacconi prima sbatte i giornali sul banco, poi si toglie una scarpa e la sbatte sul banco. Udc, An e Forza Italia avevano annunciato l'astensione dei rispettivi gruppi dal voto sull'emendamento Manzione-Bordon.   
   
 
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Postato il: 16/11/2007 @ 19:16

Class Action Comunicato Stampa, li 16 Novembre 2007   

Class Action : le Multinazionali estere ringraziano sentitamente il legislatore frettoloso   

Il Coordinamento delle Associazioni esponenziali di tutela di interessi collettivi specifici escluse dal DDL Bersani sulla Class Action continua la verifica delle numerose falle nel provvedimento sulla Class Action approvato al Senato.

Premesso che l' unica parte pienamente condivisibile della Legge è l’estensione, fortemente voluta dal Coordinamento, della legittimazione attiva all’ esercizio della Class Action alle Associazioni di tutela di interessi collettivi specifici ( non prevista nel DDL Bersani e non chiaramente riconosciuta nella bozza della Commissione Giustizia della Camera ) si segnala come la norma approvata al Senato si applichi solo nei confronti di "…societa` fornitrici di beni e servizi nazionali e locali …" lasciando espressamente esenti le società estere e creando così una ingiustificabile disparità di trattamento.

Per il resto :   

Lo strumento appare del tutto depotenziato poichè all' Art.1 , ne limita l’applicabilità agli atti illeciti anche extracontrattuali , purchè " ....messi in atto dalle societa` fornitrici di beni e servizi …" . La mafia , il racket e tutti i soggetti non societari non saranno perseguibili con lo strumento della Class Action ......!
Lo strumento afferma la superiorità dei diritti dei consumatori e degli utenti rispetto a quelli dei cittadini. Sempre all’ Art. 1 fa riferimento alla tutela dei soli "…diritti di una pluralita` di consumatori o di utenti." Riconosceranno i tribunali legittimazione attiva ai soggetti colpiti ( ad es. Vittime Vajont , Vittime della Strada , Vittime della violenza su Donne e Minori, ma anche gli azionisti Cirio e Parmalat ) non in quanto propriamente consumatori ed utenti ?   
L' articolo 2 allarga , come richiesto dal Coordinamento ,la legittimazione ad ulteriori associazioni di consumatori investitori ed altri soggetti portatori di interessi collettivi , ma solo previo A) decreto del Ministro della Giustizia, B) di concerto con il Ministro dello sviluppo economico,C ) sentite le competenti Commissioni parlamentari ( di Camera e Senato ?! ). Non vi è chi non veda la incostituzionale disparità di trattamento rispetto alle associazioni del CnCu ( legittimate d’imperio) e l’artificiosità di tale procedura , quando la legittimazione attiva potrebbe essere verificata per tutti direttamente dal Giudice adito ( che peraltro già oggi lo fa benissimo ) il quale potrebbe inoltre decidere chi abbia diritto ad essere il Dominus e decidere la strategia legale in caso di più soggetti contemporaneamente legittimati. Inoltre occorrerebbe istituire un registro cronologico delle Class Action per evitare la riproposizione di identiche azioni collettive risarcitorie.
L' art 5 prevede che anche la " ...sentenza di condanna di cui al comma 3..." passi per una Camera di Conciliazione .Ma se c'è già una sentenza di condanna, non c’è più nulla da conciliare ... meglio rendere la sentenza immediatamente escutiva per i cittadini che si siano costituiti direttamente in giudizio nella Class Action.   
L' Art. 6 prevede il solito meccanismo bifasico ( previsto nel DDL Bersani e nella Bozza Maran) che costringe i danneggiati ,a Class Action vinta, ad intraprendere ulteriore azione legale. Nessun beneficio per il cittadino e nessuno sgravio del carico della Giustizia , a meno che non si decida di consentire ai cittadini di intervenire direttamente nella Class action proposta, ottenendo una sentenza immediatamente esecutiva.   
Il Coordinamento pertanto ritiene che in Senato sia stata persa una grande occasione per fare una Legge veramente giusta ed efficace nell’ interesse del Cittadino.

Auspica che la Camera voglia porre rimedio a questioni di tale rilievo.   

A cura del

Coordinamento delle Associazioni esponenziali di Tutela di interessi collettivi spedifici escluse dal DDL 1495 Bersani sulla Class Action

( Promosso da SITI Sindacato Italiano per la Tutela dell' Investimento e del risparmio con il sostegno di Greenpeace Italia , WWF Italia , LEGAMBIENTE ,Comitato Sopravvissuti del Vajont ,Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ,Comitato 8 Ottobre (Incidente di Linate) ,Associazione Disastro Aereo Capo Gallo 06/08/05 ,Telefono Blu Sos Consumatori ,Telefono Rosa ,Telefono Rosa Internazionale Telefono Antiplagio ,Comitato di Cittadinanza Attiva Ambiente Legalità ,Azionariato Diffuso/Federisparmiatori/Comitato Risparmiatori e piccoli azionisti Bipop-Carire ,Giovani dell'Italia dei Valori ,FALBI Federazione Autonoma Lavoratori Banca d'Italia-Consob-Antitrust-AGCOM-UIC(Ufficio Italiano Cambi) - SIAE ,Telefono Azzurro Onlus ,API Associazione Politrasfusi Italiani ,A.I.T.F. Associazione Italiana Trapiantati di fegato ONLUS ,USICONS Associazione USI, Unione Sindacale Italiana, per la tutela dei consumatori e degli utenti, Fai Federazione delle Associazioni Antiracket ed Antiusura Italiane, A.E.C. -   

Delegazione Italiana )   

C/o Siti ,Sindacato Italiano per la Tutela dell’ Investimento e del risparmio

www.sindacatositi.it

Via Torino 2

20123 Milano

Tel. 199/105323 Cell. 3482642345

Fax 02/700559381

   



53.0.200 (testo 3)
Manzione, Bordon
Dopo l’articolo 53, inserire il seguente:
«Art. 53-bis.
(Disciplina dell’azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori)
1. Il presente articolo istituisce e disciplina l’azione collettiva risarcitoria
a tutela dei consumatori, quale nuovo strumento generale di tutela
nel quadro delle misure nazionali volte alla disciplina dei diritti dei consumatori
e degli utenti, conformemente ai princı`pi stabiliti dalla normativa
comunitaria volti ad innalzare i livelli di tutela.
2. Dopo l’articolo 140 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo
6 settembre 2005, n. 206, e` inserito il seguente:
"Art. 140-bis - (Azione collettiva risarcitoria). - 1. Le associazioni
dei consumatori e degli utenti di cui al comma 1 dell’articolo 139 e gli
altri soggetti di cui al comma 2 del presente articolo, fermo restando il
diritto del singolo cittadino di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti
e interessi legittimi conformemente a quanto previsto dall’articolo 24
della Costituzione, possono richiedere singolarmente o collettivamente al
tribunale del luogo ove ha la residenza il convenuto, la condanna al risarcimento
dei danni e la restituzione delle somme dovute direttamente ai
singoli consumatori o utenti interessati, in conseguenza di atti illeciti commessi
nell’ambito di rapporti giuridici relativi a contratti cosiddetti per
adesione, di cui all’articolo 1342 del Codice Civile, che all’utente non e`
dato contrattare e modificare, di atti illeciti extracontrattuali, di pratiche
commerciali illecite o di comportamenti anticoncorrenziali, messi in atto
— 11 —
dalle societa` fornitrici di beni e servizi nazionali e locali, sempre che ledano
i diritti di una pluralita` di consumatori o di utenti.
2. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro
dello sviluppo economico, sentite le competenti Commissioni parlamentari,
sono individuate le ulteriori associazioni di consumatori, investitori
e gli altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati ad agire ai
sensi del presente articolo.
3. L’atto con cui il soggetto abilitato promuove l’azione collettiva di
cui al comma 1 produce gli effetti interruttivi della prescrizione ai sensi
dell’articolo 2945 del codice civile, anche con riferimento ai diritti di tutti
i singoli consumatori o utenti conseguenti al medesimo fatto o violazione.
4. Con la sentenza di condanna il giudice determina i criteri in base
ai quali deve essere fissata la misura dell’importo da liquidare in favore
dei singoli consumatori o utenti.
5. In relazione alle controversie di cui al comma 1, davanti al giudice
puo` altresı` essere sottoscritto dalle parti un accordo transattivo nella forma
della conciliazione giudiziale.
6. La definizione del giudizio rende improcedibile ogni altra azione
ai sensi del presente articolo nei confronti dei medesimi soggetti e per
le medesime fattispecie.
7. Contestualmente alla pubblicazione della sentenza di condanna di
cui al comma 4 ovvero della dichiarazione di esecutivita` del verbale di
conciliazione, il giudice, per la determinazione degli importi da liquidare
ai singoli consumatori o utenti, costituisce presso lo stesso tribunale apposita
Camera di Conciliazione, composta in modo paritario dai difensori dei
proponenti l’azione di gruppo e del convenuto e nomina un conciliatore di
provata esperienza professionale iscritto all’albo speciale per le giurisdizioni
superiori che la presiede. A tale Camera di Conciliazione tutti i cittadini
interessati possono ricorrere singolarmente o tramite delega alle associazioni
di cui al comma 1. Essa definisce, con verbale sottoscritto dalle
parti e dal presidente, i modi, i termini e l’ammontare per soddisfare i singoli
consumatori o utenti nella loro potenziale pretesa. La sottoscrizione
del verbale rende improcedibile l’azione dei singoli consumatori o utenti
per il periodo di tempo stabilito dal verbale per l’esecuzione della prestazione
dovuta.
8. In caso di inutile esperimento della composizione di cui al comma
7, il singolo consumatore o utente puo` agire giudizialmente, in contraddittorio,
al fine di chiedere l’accertamento, in capo a se stesso, dei requisiti
individuati dalla sentenza di condanna di cui al comma 4 e la determinazione
precisa dell’ammontare del risarcimento dei danni riconosciuto ai
sensi della medesima sentenza.
9. La sentenza di condanna di cui al comma 4, unitamente all’accertamento
della qualita` di creditore ai sensi dei commi 7 e 8, costituisce ai
sensi dell’articolo 634 del codice di procedura civile, titolo per la pronuncia
da parte del giudice competente di ingiunzione di pagamento, richiesta
dal singolo consumatore o utente, ai sensi degli articoli 633 e seguenti del
medesimo codice di procedura civile.
— 12 —
10. La sentenza di condanna di cui al comma 4, ovvero l’accordo
transattivo di cui al comma 5 debbono essere opportunamente pubblicizzati
a cura e spese della parte convenuta, onde consentire la dovuta informazione
alla maggiore quantita` di consumatori e utenti interessati.
11. Nelle azioni collettive aventi ad oggetto prodotti o servizi venduti
attraverso contratti conclusi secondo le modalita` previste dall’articolo
1342 del codice civile, la diffusione di messaggi pubblicitari ingannevoli,
accertati dall’autorita` competente, rende nulli i contratti nei confronti di
tutti i singoli consumatori o utenti nel periodo di diffusione del messaggio
stesso. La nullita` puo` essere fatta valere solo dal promotore dell’azione di
gruppo.
12. In caso di soccombenza, anche parziale, del convenuto, lo stesso
e` condannato al pagamento delle spese legali. In ogni caso, il compenso
dei difensori del promotore della azione collettiva non puo` superare l’importo
massimo del 10 per cento del valore della controversia".
3. Le disposizioni di cui al presente articolo diventano efficaci decorsi
180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge».
 
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Postato il: 21/11/2007 @ 20:09
COMUNICATO STAMPA Giù le mani dalla Class Action !

Milano , li 21 Novembre 2007

Il Coordinamento delle Associazioni esponenziali di tutela di interessi collettivi specifici escluse dal DDL Bersani sulla Class Action esprime grande stupore e preoccupazione per le spinte di alcune Associazioni di Consumatori del CNCU le quali vorrebbero riservare , paventando il rischio di azioni "facili", a se’ stesse , negandola a tutti gli altri enti associativi , la legitimazione attiva all’ esercizio della Class Action.

Al contrario, il Coordinamento insiste perché alla Camera venga corretta la norma palesemente incostituzionale, che prevede, nel concedere la legittimazione attiva , il vaglio preventivo del Ministero della Giustizia , dello Sviluppo economico e delle relative Commissioni parlamentari per tutte tranne che per le 16 associazioni consumeristiche generaliste.

A cura del Coordinamento delle Associazioni esponenziali di Tutela di interessi collettivi spedifici escluse dal DDL 1495 Bersani sulla Class Action

( Promosso da SITI Sindacato Italiano per la Tutela dell' Investimento e del risparmio con il sostegno di Greenpeace Italia , WWF Italia , LEGAMBIENTE ,Comitato Sopravvissuti del Vajont ,Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ,Comitato 8 Ottobre (Incidente di Linate) ,Associazione Disastro Aereo Capo Gallo 06/08/05 ,Telefono Blu Sos Consumatori ,Telefono Rosa ,Telefono Rosa Internazionale Telefono Antiplagio ,Comitato di Cittadinanza Attiva Ambiente Legalità ,Azionariato Diffuso/Federisparmiatori/Comitato Risparmiatori e piccoli azionisti Bipop-Carire ,Giovani dell'Italia dei Valori ,FALBI Federazione Autonoma Lavoratori Banca d'Italia-Consob-Antitrust-AGCOM-UIC(Ufficio Italiano Cambi) - SIAE ,Telefono Azzurro Onlus ,API Associazione Politrasfusi Italiani ,A.I.T.F. Associazione Italiana Trapiantati di fegato ONLUS ,USICONS Associazione USI, Unione Sindacale Italiana, per la tutela dei consumatori e degli utenti, Fai Federazione delle Associazioni Antiracket ed Antiusura Italiane, A.E.C. -   Delegazione Italiana , Confas )

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