Termoli da 12 anni disoccupato
Autore Messaggio Discussione postata il 11/12/2007 @ 11:33
Titolo : Termoli da 12 anni disoccupato
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Termoli Da 12 anni invalido e disoccupato: «Fatemi uscire dall'inferno»
La storia di Silvio Sicolo, 38enne termolese rimasto coinvolto 12 anni fa in un terribile incidente stradale, che gli ha provocato la cecità all'occhio destro e la perdita dell'olfatto. Dopo tre mesi di coma ha cominciato un altro lungo calvario: «Anni e anni di trafile alla ricerca di un posto di lavoro, ma non è servito a nulla».

Termoli. E’ rimasto coinvolto in un terribile incidente nel 1995. Tre mesi di coma, la speranza di sopravvivere appesa a un filo, poi il miracolo. Dopo la gioia immensa del risveglio è cominciato un nuovo calvario: Silvio Sicolo, 38enne termolese, dopo 12 anni di trafile, promesse mancate, di andirivieni e delusioni dal centro per l’impiego e dalle agenzie interinali, è ancora alla disperata ricerca di un lavoro. Porta ancora i segni di quel tragico frontale, avvenuto a Chieuti, nel quale ha perso la vita un amico, anche lui giovane termolese. Silvio è rimasto infatti invalido: ha perso la vista all’occhio destro e non sente più gli odori. Nonostante sia iscritto alla categoria protetta, e ci siano delle leggi che tutelano l’assunzione di persone con problemi fisici nelle aziende, da 12 anni non ha mai ricevuto un sì o almeno la speranza in un possibile periodo di prova nelle tante attività presenti in zona. Vive insieme ai genitori, e percepisce una pensione di invalidità di 250 euro al mese. «Per avere il riconoscimento dell’invalidità ho dovuto aspettare tre lunghi anni»: è solo l’antefatto di un’attesa che fino a ora, in 12 anni, non è mai finita.   
   
Che cosa ricordi della sera dell’incidente?
«Molto poco. Praticamente niente. Quello che so me lo hanno raccontato. Era il 29 maggio del 1995 e verso sera viaggiavo sul sedile posteriore della macchina, con altri quattro amici, e stavamo raggiungendo Chieuti per la festa patronale, quando a un certo punto ci siamo scontrati con un trattore che aveva i fari spenti. Il ragazzo che era al lato del conducente è morto».
   
E poi?
«Mi hanno ricoverato in Rianimazione all’ospedale Cardarelli di Campobasso. Sono stato in coma per tre mesi, e quando ormai le speranze si stavano affievolendo sempre più, mi sono risvegliato. E’ stato un miracolo, nessuno ci avrebbe scommesso».
   
E come è stato ricominciare a vivere?
«Quello che sto passando da quel bruttissimo momento della mia vita è ancora più drammatico dell’incidente. Prima la trafila per avere il riconoscimento dell’invalidità: tre anni di via vai negli uffici e di perdite di tempo burocratiche. E poi l’iscrizione nella categoria protetta, ho il 75 per cento di invalidità, quindi percepisco una pensione di 250 euro al mese, che non bastano. Non riesco a trovare lavoro, ogni giorno che passa per me è un anno».
   
Prima dell’incidente che impiego avevi?
«Ho lavorato come trasportatore per una ditta di surgelati in Puglia. Pochi giorni prima dell’incidente fui contattato dalla Fiat, ma poi, con quello che mi è successo, quella possibilità è sfumata».
   
In questi dodici anni hai fatto molti tentativi per trovare una nuova occupazione?
«Ho perso il conto. Centinaia di domande, di curriculum presentati, ma non è servito a nulla. Sono stato continuamente rimbalzato tra agenzie interinali e aziende. Ti dicono ‘Per te non c’è niente’, e poi scopri che invece qualcuno è stato assunto dopo di te. C’è poca trasparenza, i bandi per esempio vengono pubblicati a tre giorni dalla scadenza. Le imprese, secondo la legge, dovrebbero assumere una figura appartenente alle categorie protette ogni 15 dipendenti. E non c’è informazione neanche riguardo alle agevolazioni per gli invalidi. Per esempio ho scoperto solo da poco che avevo diritto al permesso di viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici. Mi sono rivolto anche all’assistenza comunale, ma ho avuto solo 20 euro per un mese».
   
Sei stato contattato per dei colloqui?
«Non mi hanno mai chiamato. Termoli non mi ha mai offerto nulla. A parte due parentesi, un mese al frantoio e un altro in un’azienda edile, sono sempre stato disoccupato. Ho parlato anche con un assessore regionale, che mi ha promesso di ricontattarmi, ma non l’ha fatto. Per tenermi impegnato ho fatto domanda per seguire un corso di informatica. Per la selezione il requisito minimo era la terza media, quindi questo presupponeva un livello basso di partenza. E invece, non solo non mi hanno scelto, ma sono venuto a sapere che chi ha iniziato l’attività formativa già l’anno prima aveva fatto un’esperienza simile».
   
Come trascorri le tue giornate?
«Aiutando i miei genitori in casa. Vivo insieme a loro, pur avendo una mia abitazione. Non sono sposato e non ho figli. Con i pochi soldi della pensione non riesco a pagare le bollette, tanto più le spese di condominio. Un amico mi ha prestato un computer, e mi sto esercitando. Ho bisogno di lavorare e per questo chiedo aiuto: sono disposto ad accettare qualsiasi tipo di impiego, per uscire da questo inferno».   

(Pubblicato il 11/12/2007 su www.primonumero.it)

 
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