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Testimonianze - Le vostre testimonianze
Testimonianze AIFVS
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Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada onlus
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Testimonianza n°1
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Il 1° settembre 2005, mio figlio, di 17 anni, al ritorno dal lavoro, apprendista meccanico, è stato vittima di un grave incidente stradale.
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Testimonianza n°2
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Sono la mamma di un ragazzo di 28 anni Gianni, morto il 25 luglio 2005 in un incidente stradale. Ho letto l’articolo della vostra associazione
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Testimonianza n°3
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Cara Mamma,Te ne sei andata il 29 Novembre 2005 a 70 anni su quella strada che tu facevi tutti I giorni per recarti al vicino supermercato.......
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Testimonianza n°4
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Grazie all’Associazione “Familiari Vittime della Strada” adesso riesco ad avere ancora una speranza di potermi risollevare......
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Testimonianza n°5
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Roberto Casalboni, 39 anni, è morto in Norvegia in seguito ad un incidente stradale il 17 agosto 2003. In sella alla sua moto, al crocevia di Kristiansand.
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Testimonianza n°6
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Mi hanno tolto la voce. Ciao sono Alessandro. Avrò per sempre 29 anni; per mia sfortuna, ho incontrato un ventenne alla guida di una betoniera.
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Testimonianza n°7
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Era il 22/02/03 ,ero in auto con dei miei amici,stavamo trornando a casa , dopo una serata come tante ,passate in discoteca,erano le 2.30 circa.
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Contiene filmato
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Testimonianza n°8
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Vi invio qui di seguito la lettera che ho scritto ad un giornale locale e pubblicata nel mese di novembre che ha voluto essere uno sfogo ad una nuova ed ennesima ingiustizia nei tribunali , nei confronti questa volta di mia sorella Alice Bigoni. Non ho parole per commentare tutto ciò
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Testimonianza n°9
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Siamo in piena atmosfera natalizia, ed io con questa lettera non vorrei angosciare nessuno, ma solamente sensibilizzare le Istituzioni ed a chi di dovere.
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Testimonianza n°10
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Domenica 07/01/2007 io M. R., mio fratello M. F. ed un altro nostro amico, G. S., tutti da F….. e con le rispettive motociclette, siamo usciti a fare un giro in moto. Io portavo con me la mia ragazza.
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Testimonianza n°11
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Quando sui giornali finiscono certi ragazzi e si fa la conta dei morti e dei feriti mi sembra di aver fallito.ognuno fa prevenzione nella sua provincia.
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Testimonianza n°12
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Mi chiamo Antonio e sono un Capo Squadra dei Vigili del Fuoco. Con il lavoro che svolgo, anche questa notte - per l’ennesima volta - sono intervenuto su un incidente stradale mortale in autostrada
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Testimonianza n°13
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Ormai la strage fa notizia quando a sfracellarsi son più di tre per volta, quasi come se ogni vita singola non fosse di per sé un unico olocausto. Se ne parla sui giornali, quasi sempre di domenica e quando a morire maciullati sono ragazzi
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Testimonianza n°14
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La storia di Miguel e Rafael è una lunga e tragica storia, loro si sono aggiunti alla lunga lista dei 45.000 deceduti in Europea come vittime stradali il gg. 11/09/2006 in Malaga una provincia al sud della Spagna, ove nasce la Costa del Sol.
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Testimonianza n°15
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Mi chiamo Rosario, ho 14 anni. Ho scaricato i vostri videoclip sul sito di Metticilatesta. Cosa fondamentale, soggetto della mia e-mail, è dirvi quanto è stato utile fare questo sito sia per me che per i miei familiari.
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Testimonianza n°16
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Mi chiamo E. S. ho 39 anni e, il 18/05/07, tra le ore 10.00 e le 12.00 stavo percorrendo la statale 16 per recarmi da Rimini a Ferrara. Ebbene ho assistito ad uno spettacolo molto inquietante che descrivo qui di seguito:
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Testimonianza n°17
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Andrea mi manchi, ci manchi tantissimo!
Dieci anni senza di te sono infiniti e pochi lo capiscono, dolore e lacrime infinite per questa mancanza…continuo a scriverti e a volte mi dico se ha senso e poi continuo…..
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Testimonianza n°18
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Chi scrive è una madre alla quale hanno portato via la sua unica ragione di vita: il suo unico figlio Stefano.
Io non ho più nessuno di cui preoccuparmi, nessuno da proteggere, nessuno per cui lottare, insisterò affinché .....
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Testimonianza n°19
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Era tanto tempo che volevo farlo, raccontare anche la mia storia, anzi la storia di mia madre, investita 7 anni fa sotto casa.
Era la mattina del 26 luglio 2001, la mia mamma era una persona molto attiva, alle sette del mattino era uscita di casa ........
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Testimonianza n°20
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Debora aveva diciassette anni.
Era in quell’età che da adulti viene ricordata sempre con un po’ di nostalgia.
Debora era una ragazza bella, intelligente, solare, piena di sogni. Sogni che si sono infranti dopo quello che doveva .........
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Data creazione : 11/03/2007 * 12:22
Ultima modifica : 12/10/2008 * 19:19
Categoria : Testimonianze
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Opinioni su questo articolo
Commento n. 22 |
da Angeli_Sconosciuti
il 14/02/2016 * 18:24 |
Ripropongo il mio invito a voi tutti ricordandovi con affetto.In questi giorni sto preparando un libro, intitolato " Donne Oltre" con l'intento di descrivere le mille storie che purtroppo accomunano molti genitori. La perdita di un figlio o figlia, piuttosto di un genitore o marito/moglie e la disperazione di doverne sopravvivere, non lasciatevi quindi fuorviare dal titolo del libro. Mi piacerebbe raccoglierele vostre testimonianze dirette, alcune mi sono già pervenute ed alcuni capitoli sono già pronti. Forse riusciremo a porre l'attenzione su questo maledetto problema dell'omicidio stradale.Importante! Assieme alle vostre storie, che comunque verranno adeguate alle esigenze narrative di un libro senza comunque stravolgerne il realismo, dovrete inserire nella mail o documento word, una liberatoria per la pubblicazione.Attendo vostre risposte e ringrazio di cuore voi tutti. francesco.care@vodafone .it
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Commento n. 21 |
da Angeli_Sconosciuti
il 25/01/2016 * 09:20 |
,
in bocca ha ancora il tubo endotracheale e la cannula di majo (ciucciotto)
evita nel trisma mandibolare danni alla lingua o di lacerare il tubo
endotracheale nel paziente intubato. Le braccia distese lungo i fianchi sono
piene di flebo e un grosso cerotto quadrato sul collo copre una ago cannula che,
credo, deve essere servita per drenare il grosso ematoma che si era formato. Per
terra pezzi di cerotto, garze sporche di sangue o Betadine (disinfettante) . I cassetti
dei mobiletti d’acciaio sono aperti, al loro interno materiale chirurgico
sterile in confezioni sigillate. Presto tutto verrà pulito e risistemato con
ordine e logica ospedaliera. Mi avvicino a lui, la lampada scialitica accesa lo
illumina rendendo ancora più chiara l’epidermide già bianca di suo e faccio
quello che non si dovrebbe mai fare, lo fisso e lascio che le mie sensazioni mi
pervadano. “Eccoti qui, questa mattina ti
sei alzato, avrai fatto colazione, poi magari via al lavoro, una giornata come
tante altre. Magari tua madre ti ha salutato con le sue raccomandazioni (mi
raccomando vai piano e stai attento) poi la pausa di mezzogiorno, una
telefonata alla ragazza o agli amici o a nessuno, tutto nella normalità, la
normalità di un giorno qualunque prima del Natale. Sei tornato a casa e via sotto la doccia oppure nella vasca da bagno,
uno sguardo all’orologio, il tempo vola devi andare con la moto a prendere la
tua ragazza, la tua mica o chissà chi. Poi via un giro in centro città, gli
amici, l’aperitivo quattro chiacchiere … poi …
STOP! Tutto Finito! Tutto si è concluso! Basta
Amici, basta lavoro, basta Natale, basta Famiglia, basta Fidanzata o Amica o
chissà, basta di tutto. Nessuno sentirà più la tua voce, nessuno più dovrà
attendere le tue telefonate, tua madre non dovrà più preoccuparsi, perché oltre
a questo cosa c’è? Nulla ormai ti può fare del male. Chissà cosa avresti voluto
dire o fare se solo avessi saputo che oggi la tua vita si fermava così. A chi
avresti detto “ti voglio bene”, a chi avresti detto “non importa non ti
preoccupare”, con chi avresti voluto fare pace? Tutto si ferma così
d’improvviso e lascia gli altri con la bocca aperta, la solita frase – ma come?
ma se l’ho visto ieri al bar – BASTA!
Il tutto Finisce Il
nulla rimane.
(The Show must go on!) Esco
dalla stanza, ho recuperato il materassino dopo averlo ripulito con acqua e
disinfettante, una volta ripiegato occupa poco spazio. Lo poggio sulla barella
e mi avvio. Vado verso Cristina che è
a metà corridoio, non dico nulla e d'altronde che dovrei dire? Tutto finisce li
anche per noi, quel servizio, quella corsa, quell’attesa. Appena usciti dal Pronto Soccorso Neuro Chirurgico sulla sinistra
ci sono delle seggiole rosse lungo un corridoio, quella che dovrebbe essere una
sala d’attesa.
Dalle
finestre poste su entrambe i lati di quel passaggio obbligato si vedono le luci
dei lampioni, fuori è già buio e fa freddo.
Un drappello di persone circa 5 o 6 attendono li fuori tutti in piedi
tranne una donna che è seduta in disparte. Appena ci vedono si avvicinano e lei
si alza lentamente, è la mamma del ragazzo. Si avvicina a me, non so per quale
motivo, si mette di fronte e mi osserva. Poi in silenzio senza mai avere detto
una parola, mi prende la mano destra nelle sue, la solleva e l’avvicina alle
sue labbra, socchiude gli occhi fa un lungo sospiro e poi la bacia. Mi sento in
imbarazzo, non capisco non mi è mai successo, non so cosa fare, non so cosa
dire. Lei allunga la sua mano destra al mio viso mi accarezza e con una
dolcezza infinita mi dice “Grazie”. Io non capisco, ho un nodo in gola, la
guardo non parlo, ed è in quel momento che lei solleva la mia mano verso il mio
volto e con delicatezza mi sussurra “Senti?
Questo è il profumo che mio Figlio si era messo questa mattina. Tu eri con Lui Grazie.”
Durante l’omelia ai funerali del ragazzo ai quali ho voluto presenziare, il
sacerdote, ha detto.
“Sappiamo
quanto difficile sia per noi trovare la consolazione quando siamo chiamati ad
una prova così difficile. E allora io dico a questi Genitori, Gesù ha chiamato a se questo figlio, ed
in quel luogo, che per noi rappresenta il dramma, il lutto, ebbene (Egli) ha
spalancato una porta e ha detto “ vieni
a me, oggi rinascerai nel regno dei cieli.”
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Commento n. 20 |
da Angeli_Sconosciuti
il 25/01/2016 * 09:16 |
“Laudato si' mi'
Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò
skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke
trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.”
San
Francesco d’Assisi non temeva, anzi rispettava la morte, a tal punto da
chiamarla (sora nostra morte) - nostra sorella morte - dedicandone un passo nel
cantico delle creature. Ma noi siamo poveri mortali e non Santi e tranne rare
eccezioni il trapasso ci spaventa, proprio per quella sua oscura contrapposizione alla vita stessa,
umanamente innaturale e inconcepibile.
Ma quante sono le cose che non comprendiamo? Porsi troppi perché non serve,
arrendiamoci dunque alla nostra umana mortalità speranzosi di una vita oltre … Laudato si' mi' Signore per sora nostra
morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare!
E’
pomeriggio d’inverno. Manca veramente poco al Natale. La mattina è trascorsa
abbastanza calma. Verso le 16.30 o 16.45 giù di li, riceviamo la chiamata dalla
Centrale, per un incidente stradale dove è rimasta coinvolta una moto con due
ragazzi a bordo. Partiamo veloci in ambulanza, codice Rosso, il luogo non è
proprio dietro l’angolo, con me in equipaggio l’Infermiera Cristina silenziosa
e rilassata indossa già i guanti in lattice. Taglio il tragitto che quello
interessa poco. Giunti sul luogo, come sempre in questi casi, vediamo gente che
fa grandi gesti con le braccia. Fermato il mezzo ci portiamo sui feriti stesi e
seduti a terra. L’infermiera si ferma sulla ragazza seduta e cosciente mentre
io mi sposto sul ragazzo disteso supino. Appena mi avvicino, noto subito un
grosso gonfiore svilupparsi sul collo tra la mandibola e la clavicola, di un
colore scuro, respira male sembra in gasping, chiamato anche “respiro agonico”
. Chiamo l’infermiera e gli mostro la situazione, mentre lei assiste il ragazzo
io comunico via radio la condizione dei pazienti e richiedo un mezzo
medicalizzato. La centrale quasi immediatamente mi informa che la medicalizzata,-
all’epoca era un’ ambulanza -, è occupata su un altro intervento e che avevano
deviato noi su questo perché eravamo infermierizzati. Questo voleva dire, dovete
fare da soli. Appena al fianco dell’infermiera che nel frattempo aveva
incannulato una vena del ragazzo, gli comunico sottovoce che dobbiamo fare noi.
Uno sguardo veloce un lieve accenno col capo e cominciamo le procedure di
caricamento. Vorrei fare presente che di fronte ad un Politrauma, i tempi di immobilizzazione
“atraumatica” del paziente non sono rapidissimi, tutto va fatto con metodica e
ordine, non si possono commettere errori. Il tempo passa e intanto carichiamo
il ragazzo in ambulanza sulla barella avvolto dal materassino a depressione -
la tavola spinale in quegl’anni non si usava ancora - mentre la ragazza sale
con le sue gambe camminando e rifiutando ogni cura - salvate lui, salvate lui – ripete come un’ossessa. La corsa verso
l’ospedale comporta attenzione, il traffico, le buche, i semafori, tutto deve essere fatto con
attenzione evitando scossoni pericolosi per il paziente. Arriviamo al P.S. Neurochirurgico direttamente in sala
traumi attraverso un ascensore esterno al reparto, riservato per le emergenze.
L’equipe ci sta aspettando già precedentemente allertata dalla centrale operativa.
La situazione è grave tutto sta precipitando, i parametri vitali ormai sono
quasi esigui. Il paziente viene preso in carico da loro che con metodica ed una
- rapidissima lentezza - iniziano ad intubare, aspirare le vie aeree e tutto
quello insomma che devono fare. Quando parlo di - rapidissima lentezza -,
intendo fare riferimento a quel genere di paradosso che difficilmente puoi
spiegare se non lo vedi. Tutto viene fatto in modo veloce ma calmo, quindi a
chi li osserva dall’esterno, sembra che vada tutto piano a rilento, per poi
accorgersi che in pochissimo tempo hanno già fatto moltissimo. Passano i
minuti, noi dobbiamo attendere perché il ragazzo è ancora posizionato sul
nostro materassino a depressione. In corridoio io e Cristina chiacchieriamo sottovoce,
lei è convinta che non ce la farà a sopravvivere, io non mi esprimo, la sola
idea di quel momento per chi sta fuori ad attendere mi toglie l’aria.
Il
tempo passa e 52 minuti dopo, dalla sala emergenze 1 esce l’anestesista e
rivolgendosi a noi ci dice che a breve avremo il materassino, non dice nulla
del ragazzo. Cristina si fa avanti sbirciando dentro la sala emergenze, pochi
secondi poi torna da me – è finita –
queste le sue parole. Ore 19.50 viene dichiarato il decesso. - Aspetta un attimo - vado verso la sala
emergenze, il corpo nudo del ragazzo e sul lettino ospedaliero, il nostro
materassino è per terra sporco di sangue urina e feci, poco più in la i suoi vestiti
tagliati. Il volto è gonfio, gli occhi sembrano quelli di un pugile dopo un incontro
di boxe, in bocca ha ancora
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Commento n. 19 |
da MATTEBIX93 il 05/08/2014 * 09:43 |
BUONGIORNO, SONO CLAUDIA, UNA MAMMA CHE DUE ANNI FA HA PERSO MATTEO DI 18 ANNI, UN RAGAZZO BELLISSIMO PIENO DI VITA, IN UN INCIDENTE STRADALE CON LA MOTO, GLI HANNO TAGLIATO LA STRADA E NON C'E' STATO NIENTE DA FARE. LA MIA VITA SI E' FERMATA QUEL GIORNO, PERCHE' PERDERE UN FIGLIO IN QUELLA MANIERA E' QUALCOSA DI TERRIBILE. SIAMO ARRIVATI QUASI ALL'ULTIMA UDIENZA, MA IL SIGNORE CHE LO HA INVESTITO, DOPO SEI MESI AVEVA DI NUOVO LA PATENTE E SICCOME NON AVEVA PRECEDENTI, NON AVEVA BEVUTO, NON ERA DROGATO, NON FARA' NENACHE UN GIORNO DI CARCERE. IO MI CHIEDO IN CHE RAZZA DI PAESE SIAMO DOVE CHI UCCIDE DELLE PERSONE, E ROVINA LA VITA A ALTRE, E' FUORI E PUO' CONDURRE LA SUA VITA NORMALE, MENTRE NOI NON VIVIAMO SOPPARVIVIAMO CON UN DOLORE IMMENSO E TANTA RABBIA.CHIEDO ALLO STATO ITALIANO DI FARE UNA LEGGE PER L'OMICIDIO STRADALE, E DI METTERSI NEI PANNI DI QUELLE FAMIGLIE, COME LA MIA CHE HANNO PERSO SENZA MOTIVO, LA COSA PIU' PREZIOSA CHE AVEVANO, UN FIGLIO. SO CHE NIENTE E NESSUNO MI RIPORTERA' MAI IL MIO M ATTI MA CHIEDO SOLO CHE GLI POSSA ESSERE FATTA GIUSTIZIA. GRAZIE.
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Commento n. 18 |
da Emanuela il 02/01/2014 * 09:09 |
Il 27 luglio 1991 mio padre usci di casa alle 9,00 per andare a lavoro con la sua moto, a 5 minuti casa 2 ragazzi che rientravano dalla discoteca le tagliarono la strada, non tornò più dalla sua famiglia, aveva 42 anni.6 ottobre 2007, mia madre stava camminando sul marciapiede per dare al prendere il pullman, una donna forte velocità perde il controllo della sua macchina e la travolge salendo sul marciapiede, anche lei non è tornata più dalla sua famiglia.Aveva 52 anni.Vivo con un immenso vuoto dentro che niente potrà mai colmare, è con la paura che possa ancora succedere alle persone che amo.
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Commento n. 17 |
da silbiah
il 01/01/2013 * 18:03 |
ciao a tutti sono passati quasi due anni da quell'incredibile giorno maledetto che ha spento per sempre mio padre. il signore che lo ha investito con la sua moto è stato condannato 1 anno e sei mesi con la condizionale, ma questo non allevia il mio dolore mio e dei miei familiari. ci ha portato via un pezzo della nostra vita serena rendendola per sempre un dolore immane. viviamo per sopravvivere spero solo che mio padre riposi in pace e sia sereno. un caro abbraccio a raffaele stefano e tanti altri giovani che non sono più tra noi anche loro vittime della strada
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Commento n. 16 |
da silbiah
il 06/03/2011 * 00:38 |
le vostre testimonianze mi fanno sentire sollevata e pensare che non sono sola a soffrire per la morte del mio caro papà. forse cè speranza che anche io saprò cosa è successo. sto molto male anche perchè è poco tempo. sicuramente andando avanti mi abituerò all'idea che mio padre uscendo per una passeggiata non è più rientrato colpa di una moto che non si è fermata distruggendo me e i miei familiari in un grande dolore più forte della mia vita dio aiutaci a superare tutto questo e che la verità venga a galla preghiera per tutti loro
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Commento n. 15 |
da Sergio il 25/01/2011 * 20:00 |
Vorrei ringraziare tutti, tutti coloro che, con i pensieri o con i silenzi, sono a testimoniare il loro affetto. Siamo in qualche modo uniti seppure in questo tragico modo, accomunati dal dolore, a volte più forte, tangibile, delle altre meno, quasi più leggero.In ogni istante leggiamo e rileggiamo di ognuno dei nostri Cari, scorrendo immagini, storie, pensieri, drammi. E' forse modo per non impazzire tenendosi tutto dentro, almeno qui, non fingendo di normalità.A tutti voi va il mio semplice ma importante grazie, a nome mio e dei miei Fratelli. Non servono molte parole tra noi, gli stati d'animo si leggono, si percepiscono.Grazie e...forza, sempre forza, tanta, per ognuno di noi.Sergio&Co.
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Commento n. 14 |
da DANY
il 23/05/2010 * 20:35 |
Quasi tre anni fa , ho perso mio fratello aveva solo 20 anni si chiamava Antonio. Il 7/07/2007 si innaugurava una nuova discoteca e mio fratello ovviamente non ha perso occasione a parteciparvi, quella sera era abbastanza euforico e allegro come sempre. A fine serata come tutti i sabati sera con i suoi amici scendevano in spiaggia a farsi il bagno , purtroppo pero quella sera le cose sono andate diversamente. Mentre attraversava la strada una SMART in volata travolge lui e anche il suo amico Nicola ,anche lui morto dopo due giorni di coma. Il ragazzo che stava alla guida all'epoca aveva 19 anni, guidava ad una velocita superiore a quella prevista ,aveva fatto uso di sostanze stupefacenti e aveva superato il tasso alcolemico, per lui ci sono stati solo 2 giorni di domiciliari...Quella sera insieme ad Antonio e Nicola si sono spezzate le vite di due famiglie che hanno vissuto un incubo, e che ad oggi ancora non si riescono a dare pace per quello che e' successo. Qualsiasi sia il motivo la morte è sempre un evento tragico, ma quando si muore a 20 anni per un incoscente ti rimane dentro tanta rabbia che ti consuma giorno dopo giorno....Il mio cuore ormai e' spezzato mi manca da morire..
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Commento n. 13 |
da stefy il 21/03/2010 * 15:05 |
molti anni fa in una sola sera ho perso due amici in un terribile incidente stradale,loro erano in motorino,si chiamavano Morena e Michele entrambi di 15 anni.Il ricordo di quella terribile notte resta indelebile dentro di me ancora adesso che sono trascorsi tanti anni e sono diventata madre...Ogni volta che mio figlio esce di casa vengo invasa da un'ansia intollerabile e prego i miei due angeli di proteggerlo...Scusate lo sfogo ma desideravo ricordare i due angeli che non sono cresciuti ,non sono diventati genitori..ma sono rimasti adolescenti per l'eternità
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